I cattolici tra presenza nel sociale e nuove domande alla politica

Fortemente caratterizzato in termini socio-demografici, ma frammentato dal punti di vista delle opinioni sui temi d’attualità e sulle scelte politiche. È il ritratto dell’elettorato cattolico che è emerso da un dossier elaborato dall’Istituto Ipsos e presentato il 15 novembre alla Camera dei Deputati dalla “Rete Amici della Fondazione Achille Grandi”.

Il mondo cattolico si caratterizza per una maggior presenza di donne, un’età media elevata, una maggior concentrazione nelle regioni centro-meridionali, con una scolarità più elevata della media tra i cattolici maggiormente impegnati, ma più scarsa della media tra i fedeli assidui non direttamente impegnati. Ma se deve schierarsi, entra in difficoltà come il resto degli italiani.

Alla presentazione dello studio era presente anche Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, che ha commentato: “Questo focus conferma che il triangolo tra Chiesa, mondo cattolico e partiti politici si è rotto. Emerge una sofferenza di fondo del mondo cattolico per la mancanza di un pensiero politico adeguato. Per ricompattare la compagine cattolica occorre tornare a riconoscersi in temi che uniscono, come l’Europa e il lavoro”.

“Gli ultimi mesi – ha dichiarato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos – mostrano il ritorno tra i cattolici italiani di un orientamento politico tendenzialmente più favorevole allo schieramento di centro destra, dopo un biennio di prevalenza dei consensi verso il centro sinistra (di fatto coincidente con la parabola “renziana”)”.

Riguardo all’andamento del Paese, alla situazione economica generale e familiare e all’operato del Governo centrale e delle amministrazioni periferiche, i cattolici più assidui rivelano comunque di avere opinioni più positive e meno pessimistiche rispetto alla media.

Riguardo, invece, la legge sulle unioni civili votata dal parlamento lo scorso anno i cattolici impegnati e i partecipanti assidui mostrano una maggiore contrarietà, rispetto ai cattolici “tiepidi” o ai non credenti, anche se una consistente minoranza dei fedeli (25-30%) dichiara comunque di approvarla, condividendo anche una eventuale estensione della possibilità di adottare, quantomeno alle coppie “di fatto” eterosessuali.

Anche sul tema immigrazione osserviamo una forte eterogeneità di opinioni all’interno dei fedeli, che si dividono in misura non molto difforme dal resto della popolazione italiana tra quanti ritengono il fenomeno come qualcosa di prevalentemente minaccioso per il nostro Paese e quanti, al contrario, ne riconoscono alcuni elementi positivi. Sulle ONG che si occupano di immigrazione, al centro di un feroce dibattito la scorsa estate, i cattolici sembrano maggiormente convinti dell’utilità della loro azione, ma una parte consistente conferma in ogni caso dei sospetti circa la trasparenza della loro azione.

Sulla possibile introduzione nel Paese dello “ius soli” solo i cattolici impegnati risultano in prevalenza favorevoli, mentre i praticanti assidui hanno opinioni in linea con il resto della popolazione, e tra i praticanti salutari emergono le maggiori contrarietà alla proposta.

I cattolici sembrano conservare una fiducia maggiore nelle istituzioni europee e si dichiarano maggiormente compatti nel sostenere l’appartenenza dell’Italia alla UE in un eventuale referendum che ne proponga l’uscita. La moneta unica resta invece un elemento poco convincente anche tra i fedeli, con una quota pronta a difenderla in caso di referendum superiore al resto degli italiani, ma comunque inferiore al 50%.

Più in generale, i cattolici impegnati e con pratica religiosa assidua non sembrano del tutto immuni da atteggiamenti di tipo populista: in un possibile indice di populismo, calcolato la scorsa primavera sulla base di alcune opinioni espresse dagli intervistati, questi due segmenti di popolazione hanno registrato valori di poco al di sotto della media italiana, comunque più elevati rispetto a quelli della minoranza credente in altri culti religiosi.

Nel referendum costituzionale dello scorso dicembre, il cui risultato secondo molti osservatori è stato caratterizzato da una forte componente “antisistema”, il “no” ha prevalso, sia pure di poco, anche tra i cattolici praticanti.

Fonte: www.acli.it