VI Domenica di Pasqua

Come il Padre
L’amore è da Dio, scrive Giovanni nella sua prima lettera (4,7)… così dobbiamo intendere l’espressione “come” (kathòs) non nel senso del paragone piuttosto in senso generativo perché chiunque ama è stato generato da Dio (1Gv 4,7); è lui la sorgente dell’amore perché Dio è amore (1Gv 4,8). È lo stesso amore che Gesù accoglie dal Padre ad essere riversato su i discepoli. Rimanete nel mio amore è l’invito del Signore, poi ne spiega il senso quando afferma Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
È stupefacente il dinamismo in cui il Signore è immerso, quello dell’amore che si comunica, così è nel medesimo dinamismo che immerge anche noi. L’incredibile, che va in senso contrario al comune sentire, è il senso unico della dinamica dell’amore che non prevede una direzione né dal Figlio verso il Padre né dai discepoli verso il Figlio, non siamo chiamati ad “amare Gesù” piuttosto rispondere al suo amore nella relazione con i fratelli.
L’amore è naturale nell’uomo: L’uomo ama, non perché ha interesse di amare questo o quello, ma perché l’amore è l’essenza dell’anima sua, perché egli non può non amare (Lev Tolstoj), ma l’amore è anche difficile da gestire se non lo releghiamo nella sfera dei sentimenti perché l’amore vero è quello si che ha la capacità di confrontarsi con le azioni. «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18).
L’amore è esercizio pericoloso perché è capace di abbattere tutte le mura che avevamo issato per proteggerci, convinti di essere al sicuro; devia gli interessi, le preoccupazioni, le ansie da se stessi e il proprio mondo per dirigerli verso gli altri, coloro che neanche conosciamo, per arrivare a coloro che riteniamo nemici (Cfr. Mt 5, 43-48).
L’amore crea ponti e orienta noi stessi e la storia nella direzione del Regno di Dio in cui non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,28).
È illusorio e fuorviante quando l’amore prende la direzione inversa rispetto all’uomo… poiché non sono dell’uomo, credono di essere di Dio. Poiché non amano nessuno, credono di amare Dio (Charles Péguy). La questione è semmai un’altra: da come amo l’altro, capisco anche quanto e come amo Dio.

Come io ho amato voi
Il primo passo non è amare ma lasciarsi amare da Dio. Per amare bisogna fare prima l’esperienza dell’essere amati. Noi amiamo perché Dio ci ha amati. Perdoniamo perché Dio ci ha perdonati. Se non riesco ad amare il fratello è perché non mi lascio amare da Dio.
Come è difficile lasciarsi amare davvero! Vorremmo sempre che qualcosa di noi non fosse legato a riconoscenza, mentre in realtà siamo debitori di tutto, perché Dio è il primo e ci salva totalmente, con amore (papa Francesco 9.3.18)
«Se tu conoscessi il dono di Dio…» (Gv 4,10) dice Gesù alla donna samaritana. Imparare a ricevere è semplice ma difficile, dobbiamo liberarci dalle paure, dalla diffidenza anche nei confronti di Dio per arrivare ad affermare Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’Amore che Dio ha per noi” (I Gv. 4, 16).
Per lasciarsi amare da Dio occorre tornare ad essere bambini e da loro prendere esempio (Mt 18,3; Mc 10,15).

Vi ho chiamato amici
L’esperienza storica ci obbliga a fissare diritti e doveri, parlare di limiti e confini, di reciprocità dell’amore, a stabilirne norme come il patto coniugale o il diritto di famiglia; se togliamo all’amore il senso della libertà, della gratuità, del dono totale si rischia di confondere l’amore con qualche forma di schiavitù che lo umilia.
L’amore, invece, è liberante perché trasforma lo schiavo in amico e l’amicizia in gioia, senza escludere nessuno. L’amore è liberante perché non ha aspettative, proprio perché non attende riscontri non può subire delusioni, la gratuità è la sua pienezza, gode di tutte le sfumature, trasforma ogni relazione in gioia piena e coinvolgente.

Don Luciano Cantini