11 giorni che hanno cambiato il volto della Siria

Il gruppo ribelle siriano Hayat Tahrir al-Sham, guidato da Abu Mohammed al-Jolani, alias Ahmed al-Sharaa, è entrato a Damasco proclamando la città “libera”. L’annuncio arriva a soli undici giorni dall’inizio dell’offensiva contro il governo di Bashar al-Assad che avrebbe lasciato il Paese in una situazione difficile da risolvere.

La guerra civile in Siria è iniziata il 15 marzo 2011, quando le proteste pacifiche contro il governo di Bashar al-Assad, parte del più ampio movimento delle Primavere Arabe, furono violentemente represse. Da allora il conflitto si è intensificato, trasformandosi in una guerra civile complessa che coinvolge molteplici attori locali, regionali e internazionali.

14 anni di conflitto che ha causato devastazioni umanitarie, quasi 500 mila vittime, milioni di sfollati e rifugiati (la popolazione si è ridotta della metà rispetto ai 23 milioni) che si sono spostati verso i paesi vicini come la Giordania, la Turchia, l’Iraq e il Libano, oppure hanno continuato il loro rischioso viaggio verso l’Europa.

Da una parte la fine della dittatura di Assad, senza la carneficina che poteva accompagnare questo passaggio, è una buona notizia, dall’altra il rispetto delle minoranze etniche e religiose in un Paese così eterogeneo potrebbe essere il vero problema del futuro della Siria ed è necessario che la >Comunità Internazionale vigili con attenzione.

Jolani, che ora controlla il paese,  si è rivolto ai residenti di Aleppo, città che ospita una considerevole minoranza cristiana, per rassicurarli che non arrecherà loro alcun danno sotto il suo regime e ha inoltre esortato i suoi combattenti a preservare la sicurezza nelle aree che avevano “liberato” dal controllo di Assad e la speranza è che non siano solo proclami per rassicurare le potenze internazionali.

Fonte: www.acli.it