1,3 milioni di nuclei familiari italiani percepiscono il Reddito di cittadinanza (RdC). Sommati ai 285mila nuclei familiari che percepiscono il Reddito di emergenza fanno una cifra importante. Per dare spessore alla questione della povertà o della fragilità economica-sociale in Italia basterebbero questi due dati.
In realtà la situazione sembrava migliorata. Per la prima volta da anni, l’Istat registrava una riduzione della povertà in Italia, nel 2019. Ma il 2020, a causa del Covid, la situazione si è riposizionata al livello di prima, peggiorando. La composizione interna della povertà si modifica: ora sono poveri anche i lavoratori che fino a pochi mesi stavano a galla con qualche forma di collaborazione o di lavoro intermittente. Ora alcuni posti di lavori non ci sono più, mentre altri si sono ridotti.
Nessuno poteva prevedere che nel 2020 sarebbe scoppiata una pandemia. Nessuno era preparato. La pandemia non ha livellato la situazione sociale, semmai ha acuito le diseguaglianze. Ora si deve intervenire, preparando un’infrastruttura per i tempi peggiori.
Lo strumento principale sembrava essere il Reddito di cittadinanza. Ed effettivamente è stato importante. Ma non è bastato: si è dovuto correre ai ripari col Reddito di emergenza per intervenire sulle evidenti rigidità del RdC, poco capace di dare risposte agli stranieri, alle famiglie con figli, agli improvvisi e radicali rovesci economici.
Ci ricordiamo che la povertà minorile riguarda in Italia circa 1 milione di bambini, privi di opportunità di formazione e di crescita. Ci ricordiamo che il tasso di povertà degli stranieri in Italia è quasi cinque volte superiore a quello degli italiani. Prendiamo atto che il RdC non copre le povertà improvvise. Continuiamo a renderci conto che il RdC non è in grado di dare risposte significative in termini di lavoro, di impiego.
Il 2021 non sta offrendo prospettive di miglioramento e pertanto è opportuna la decisione presa dal governo di intervenire sul RdC. Come? Le direzioni sono due per un totale di 8 mosse.
La prima direzione deve andare verso l’ampliamento della platea da sostenere economicamente, ossia delle persone in condizione di povertà assoluta ora. E questo può essere effettuato attraverso le seguenti proposte: la sostituzione della scala di equivalenza attuale con quella dell’Isee, per attribuire un punteggio maggiore (che si trasforma in un’erogazione maggiore) a favore delle famiglie con più figli; anche l’innalzamento della soglia Isee per accedere al RdC è una buona idea; la riduzione degli anni in Italia per accedere al RdC prevista per gli stranieri (dai 10 attuali ai 2); l’utilizzo più agevolato dell’Isee corrente, in caso di sensibili perdite del patrimonio mobiliare e immobiliare; l’eliminazione della sospensione di un mese dell’erogazione RdC per chi ha diritto al rinnovo.
La seconda direzione deve andare verso il rafforzamento dei servizi territoriali che si devono far carico delle persone e delle famiglie in condizione di povertà assoluta ora. E questo può essere effettuato attraverso le seguenti proposte: la conferma della consistenza del Fondo povertà per il potenziamento dei servizi sociali territoriali e la deroga ai vincoli imposti per l’assunzione del personale, in particolare degli assistenti sociali. Infine è bene reintrodurre l’analisi preliminare da parte del segretariato sociale (com’era per il Rei) per distinguere i casi sociali e impostare i progetti personalizzati.
L’emergenza sanitaria viaggia a braccetto con l’emergenza sociale: rafforzare il servizio sanitario è decisivo tanto quanto potenziare i servizi sociali. Occorre provvedere ad un’infrastruttura efficiente ed efficace nel gestire la situazione che sappiamo come quelle che ancora non conosciamo, che potrebbero sorprenderci. Insomma, non possiamo prevedere, ma provvedere sì.
Fonte: www.acli.it