Di seguito l’intervento del Presidente delle ACLI di Cuneo, Elio Lingua, alla recente manifestazione di Cuneo “Tuteliamo gli anziani: la battaglia delle ACLI“
“Per il futuro degli anziani occorre costruire insieme qualcosa di nuovo. La rivendicazione del diritto degli anziani ad essere curati e curati (nel limite del possibile) a domicilio potrebbe essere una risposta concreta al diritto dei giovani a trovare un lavoro (dignitoso e capace di dare un senso alle loro esistenze… non un mortificante sussidio…). La crisi pandemica ha toccato in maniera significativa il sistema di strutture residenziali per anziani e ha messo in luce le fragilità, le opportunità e la necessità di cambiamento nel settore. Non dimentichiamoci del volontariato, nel nostro Paese oltre 6 milioni sono le persone che lo fanno coordinate in strutture organizzate. Tanti volontari sono impegnati con gli anziani, un impegno straordinario semplice, indispensabile, che deve essere riconosciuto come patrimonio di tutti. Occorre raccogliere le indicazioni fornite dalle case di riposo e dagli enti coinvolti a vario titolo, per costruire un modello di assistenza con nuove soluzioni residenziali per gli anziani della Granda, in modo che vengano presi in cura fin dall’inizio, non solo nel momento in cui non possono più stare a casa e devono essere accolti in casa di riposo. Le Rsa devono diventare centri multiservizi, capaci di intercettare i bisogni nei vari settori di intervento, con un forte incremento delle prestazioni a domicilio, seguendo l’anziano a casa fin che è autonomo, per arrivare all’accoglienza in struttura solo quando non è più autosufficiente, e non può essere assistito a casa, anche perché la nostra è una società di anziani, con famiglie poco numerose. Occorre creare un percorso che passi attraverso quattro tappe fondamentali:
1. Prendere in cura l’anziano a domicilio quando presenta qualche necessità.
2. Fornire assistenza domiciliare quando i bisogni aumentano.
3. Creare la possibilità di trascorrere la giornata in un centro diurno ben organizzato.
4. Accogliere l’anziano in Rsa solo quando, dopo essere stato seguito a casa, è già abituato a ricevere l’assistenza del personale assistenziale e sanitario del territorio e non si trova più catapultato improvvisamente in un ambiente e con personale che non conosce.
Per ottenere questo risultato occorre puntare su un tipo di servizio sanitario mirato all’autonomia dell’anziano, investendo anche sulla formazione di figure professionali adeguate e magari usufruendo dei servizi a domicilio forniti da personale che non può lavorare fino a 65 anni in struttura, ma potrebbe essere impiegato nelle cure domiciliari. A questo punto dobbiamo chiederci: siamo preparati a questo cambiamento e quanti giovani sono interessati a indirizzare il loro futuro professionale in ambito geriatrico? La pandemia ci ha insegnato che un cambiamento sanitario e socio-assistenziale passa attraverso l’investimento sulla medicina territoriale (con un forte rilancio del ruolo del medico di base). A nome delle Acli regionali, delle Acli provinciali e della Fap (Federazione anziani e pensionati delle Acli regionali e cuneesi) diamo convintamente l’adesione a lavorare per la tutela e per i diritti degli anziani e nello stesso tempo per i giovani.”