La Giornata internazionale della Famiglia voluta dall’ONU ci fornisce anche quest’anno l’occasione per ribadire la sua centralità per il presente e il futuro del nostro paese.
Le ACLI sostengono da sempre questo ruolo fondamentale dell’esperienza familiare -affettiva, relazionale, sociale- ma oggi come non mai la ritengono fondamentale e concreto antidoto all’individualismo dominante, al ripiegamento diffuso in un presente senza sbocchi e al logoramento strisciante dei legami di solidarietà.
Prima palestra dell’accoglienza e dell’apertura all’altro, la famiglia va sostenuta nella sua progettualità condivisa, a partire dalla sua stessa nascita, già frutto di un investimento e di una fiducia verso il futuro.
In questo senso pensiamo che la denatalità, al centro del dibattito nazionale nei giorni scorsi, che emerge come fenomeno ormai stabilmente evidente nel nostro saldo negativo demografico, sia un indice non puramente statistico e numerico, ma un indicatore antropologico e culturale che ha complesse ragioni –economiche, sociali, esistenziali– che vanno anzitutto ascoltate, interpretate e comprese, per essere poi combattute con opportune e adeguate politiche di contrasto: alla sfiducia, al rischio di povertà, alla precarietà dei percorsi di vita e di lavoro. A questo fondamentale ascolto in presa diretta delle famiglie corrisponde la nostra iniziativa di un Osservatorio qualitativo e quantitativo dei loro bisogni, basato sui dati emergenti dai nostri servizi (CAF e Patronato), opportunamente letti e interpretati con competenza grazie all’IREF. Si tratta di un’iniziativa che mette in campo la sinergia interna al nostro sistema e alle sue competenze operative e conoscitive, e che fa dell’ascolto non solo un metodo, ma anche la sostanza della buona politica, al servizio dei cittadini e delle istituzioni.
La difficoltà a “fare famiglia” e a pensare i progetti vitali in termini di continuità, stabilità e generatività , nasce peraltro da un contesto, nazionale e anche globale, che spinge alla chiusura difensiva nei propri ‘confini’, geografici ed esistenziali. Soprattutto i giovani si vedono costretti a rimandare questa scelta da una politica che stenta a promuoverne il protagonismo e l’ingresso nella vita adulta e che blocca il desiderio –comunque presente- di autonomia, in una sorta di limbo biografico e di lunga anticamera delle proprie vite. Complice la precarietà dei percorsi lavorativi, la mancanza di tutele, di salari dignitosi o del lavoro stesso.
La bellezza della vita familiare viene così oscurata e compromessa da un cammino a ostacoli, che parte dalla povertà educativa, mortificatrice dei talenti, passa attraverso la difficoltà dell’inserimento lavorativo, e giunge ad un mercato abitativo spesso proibitivo per le giovani coppie. Casa e lavoro dignitoso: sono i bisogni fondamentali .
A questi occorre oggi aggiungere il ruolo strategico dei servizi che , dalla scuola alla sanità, dai nidi alle reti di prossimità, consentono alle famiglie di essere sostenute, accompagnate e supportate nel lavoro di cura. Per questo auspichiamo da tempo un welfare sartoriale, che coniughi universalità dei diritti a personalizzazione delle risposte. Un welfare a misura di famiglia, che riconosca come non sono gli individui ma le persone a costituire il nerbo del tessuto sociale, vale a dire le persone in relazione tra loro, a partire dal loro radicamento e sviluppo nella comunità familiare.
Allo stesso modo pensiamo che un fisco ripensato in chiave familiare garantisca un’equità non formale ma sostanziale e una politica redistributiva che si fondi sui redditi effettivamente disponibili all’interno del nucleo familiare. In questa direzione, l’assegno unico familiare va potenziato nelle risorse e implementato negli obiettivi, per garantirne l’efficacia e l’incidenza sulle vite dei singoli e della comunità.
Nel corso della pandemia, e poi in un contesto mondiale perturbato dalla guerra, le famiglie hanno ancora una volta dimostrato la loro capacità di tenuta e di resilienza, ma al contempo hanno visto aumentare il disagio, l’isolamento, il rischio di povertà, con particolari ripercussioni sui soggetti fragili, sui minori, sulle donne e sugli anziani. E’ proprio questa analisi dei rischi che deve entrare nello spettro dei rilevatori statistici affinchè la povertà sia contrastata alla radice, con un’azione politica non riparativa, ma preventiva e promozionale del soggetto famiglia.
I nostri servizi (CAF, Patronato, Segretariati sociali) hanno raccolto migliaia di voci e di storie in questi anni di crisi e di emergenza. Una grande opera di ascolto delle famiglie e della loro vita quotidiana che vogliamo mettere a sistema attraverso l’Osservatorio e il potenziamento dei Punto Famiglia, un’intuizione preziosa della nostra associazione che da alcuni anni si propone di rileggerne e sviluppare le capacità aggregative e partecipative in chiave familiare. Le ACLI ritengono che quest’azione di un ascolto dalle molte facce possa cogliere la complessità e la trasversalità delle tematiche legate alla famiglia, e quindi dare vita a politiche familiari all’altezza delle sfide attuali.
Da qui nasce la nostra convinta partecipazione alla Giornata Internazionale della Famiglia, insieme all’urgenza di rinnovare strumenti e obiettivi legati al nostro ruolo di sentinelle al servizio della politica istituzionale.
Auspichiamo così di poter essere interpreti delle fragilità ma anche delle risorse che le famiglie mettono in campo. Continueremo ad impegnarci con passione affinchè le politiche con e per la famiglia siano sempre più attente, integrate e commisurate ad una realtà, come quella familiare, che è il laboratorio del nostro futuro. E nondimeno il sensore del nostro presente.
È tempo di riconoscere nella famiglia l’architrave e il pilastro di una democrazia della cura, come valore diffuso e civico, incarnato e quotidiano, senza il quale il nostro paese non può tornare a crescere e sperare.
Lidia Borzì, Delegata nazionale Acli Famiglia e Stili di vita
Fonte: www.acli.it