Una forte preoccupazione per la situazione della democrazia nel nostro Paese emerge dal dibattito della Direzione nazionale delle ACLI riunitasi iri, 19 giugno, a Roma ed introdotta dal Presidente nazionale Emiliano Manfredonia.
L’altissimo dato di astensionismo, che per la prima volta dalla Liberazione ha superato la metà degli aventi diritto a livello nazionale, costituisce un dato inaggirabile ed estremamente preoccupante, che però le forze politiche non sembrano avere colto.
Rifacendosi alle parole di Papa Francesco nell’incontro per l’ottantesimo delle ACLI il 1 giugno, è stato ribadito che la democrazia non è unicamente un fatto procedurale, ma è un progetto che ha come obiettivo quello di ridare ad ogni persona la sua dignità. Chi rifiuta oggi la partecipazione democratica al voto – e i lavoratori poveri ed i disoccupati sono fra i primi- è perché si sente marginalizzato da parte della politica istituzionale così come viene concepita adesso.
Non è possibile ridurre la dialettica politica alla polarizzazione fascismo/antifascismo, che di per se stessa rischia di essere puramente declamatoria, ma si deve semmai ricondurla alla analisi precisa di come la politica oggi è o meno un ostacolo alla dignità della persona e quanto partecipi al dovere costituzionale di rimuovere le barriere che separano i cittadini.
In questo senso, le ACLI sono fortemente critiche nei confronti della riforma costituzionale cosiddetta del premierato e al progetto di legge – ormai approvato in via definitiva- sulla cosiddetta autonomia differenziata, perché ritengono nel merito che esse abbiano un impatto negativo sul Paese e sulla vita dei cittadini, da un lato introducendo un modello di governo inesistente al mondo e rischioso per l’equilibrio dei poteri definito dalla Costituzione, da un altro rischiando di aumentare le divisioni fra le diverse Regioni vanificando il vincolo dell’interesse nazionale, come se la pandemia non avesse dimostrato che un’eccessiva differenziazione nella programmazione e gestione di certi settori fondamentali della vita pubblica nuoce al benessere dei cittadini.
Rimane necessario perseguire la via del dibattito, della ricerca della mediazione in base all’analisi dei problemi concreti del Paese, che la maggioranza sembra considerare inutili e a cui l’opposizione da l’idea di non credere fino in fondo.
Per questo occorre alimentare dal basso una nuova cultura della partecipazione, ed è stata ribadita la necessità di dare impulso alla raccolta di firme sulla campagna “La tua politica”, cioè sui due progetti di legge di iniziativa popolare sulla riforma dei partiti e sull’istituzione delle assemblee dei cittadini che le ACLI promuovono insieme ad altre realtà associative.
Dal dibattito è anche emersa una forte preoccupazione per la situazione internazionale: alcuni dirigenti aclisti, compreso il Presidente, hanno partecipato al recente pellegrinaggio italiano in Terrasanta, il primo dall’eccidio del 7 ottobre e dai bombardamenti israeliani su Gaza, traendone l’impressione di una realtà fortemente polarizzata dall’odio e dalla paura.
Serve quindi una forte mobilitazione delle opinioni pubbliche europee ed internazionali per arrivare ad un cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e alla ripresa di autentici colloqui di pace che riconoscano la legittimità ad esistere tanto dello Stato israeliano che di quello palestinese.
Più in generale emerge la necessità di un nuovo approccio globale ai problemi della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato, che possa superare le incomprensioni e le divisioni e cercare di costruire un diverso futuro per l’umanità.
Fonte: www.acli.it