Il Cristo nella nostra «Samaria» al giorno d’oggi! (Gv 4, 1s)
Qui in Terra Santa, noi abbiamo non solo la storia della Salvezza, ma anche la geografia, la topografia della nostra Redenzione. Gesù, venendo dalla Valle del Giordano, «deve» attraversare la Samaria per giungere in Galilea. La Samaria è una zona strategica, oggetto di disputa territoriale tra palestinesi e israeliani. Se i nostri connazionali potessero mettersi alla «scuola» del Nazareno, «mite e umile di cuore», non avremmo più guerre!
Cristo si inoltra in uno dei wadi (valli), profondamente incassati nella montagna o da Aqrabah o Beit Dedjan (nomi che in arabo non significano nulla!). Cristo, patriarca della Nuova Alleanza, si sta dirigendo verso l’antica Sichem sostituita, dal tempo dei Seleucidi, da una città più moderna, 1500 metri a nord, Neapolis che, più tardi, sotto i romani fu chiamata Flavia Neapolis, oggi Nablus ( نابلس Nablus ) in Palestina. Al tempo di Nostro Signore, Sichem aveva ricevuto il nome aramaico di «Sychora».
Il pozzo del patriarca Giacobbe è conservato in una chiesa crociata, eroicamente custodita dai nostri fratelli greco-ortodossi. Uno dei loro monaci fu martirizzato dagli ebrei avidi di recuperare il pozzo patriarcale. Minacce di morte continuano ancora oggi. Questo è un altro caso di «necrocrazia» (il potere dei morti) e di «litocrazia» (la forza delle pietre), per cui i vivi si uccidono tra loro a causa dei morti, di cui Gesù non fa parte!
Non si tratta di un pozzo qualsiasi, come nota P. F.-M. Braun, al quale abbiamo chiesto in prestito i dati topografici precedenti e successivi. Il pozzo «serviva a captare una sorgente sotterranea, da cui l’osservazione su ʺl’acqua vivaʺ, e le paroleπηγη – sorgente, e φρεαρ – pozzo, che san Giovanni utilizza in modo intercambiabile» (Braun).
Noi possiamo interpretare il complemento del nome come «un genitivo soggettivo», nel senso che Gesù aveva sete, accanto al pozzo. Anche sulla croce, lui ha avuto sete. Lui è sempre assetato di anime! Noi possiamo anche, pensando alla samaritana e a noi stessi, interpretare il termine come «un genitivo oggettivo», nel senso della nostra sete di Cristo. Acqua viva, fonte della vita eterna. Questa sete è molto più drammatica di quanto noi non la sentiamo!
In Occidente, molti «cristiani per tradizione» s’immaginano che Gesù Cristo è un « déjà vu», è ultra-conosciuto e quindi anche banale, insulso, insignificante e inutile! A loro avviso, hanno già «assaggiato» l’acqua. Ora vogliono liquori dall’Arabia, dalla Persia o dall’India: qualcosa di esotico! «Quello che ci ha portato Gesù? Proviamo altri personaggi; proviamo altro!».
Ubriacati più o meno, dall’esotismo, dobbiamo chiedere la grazia di apprezzare di nuovo l’Acqua, bevanda vitale per eccellenza: Cristo! E Gesù è storico. Altri non lo sono o non di un modo evidente: quanti Budda sono esistiti, per esempio? Gesù è ineccepibile, innocente, onesto e disinteressato come un agnello, vincitore senza precedenti della «triade diabolica»: avidità, lussuria sfrenata e follia di dominazione! Può dirsi lo stesso, per esempio, di un Joseph Smith (fondatore dei Mormoni), con una ventina di mogli, se non di più, un capitale astronomico…? La morale evangelica dove la monogamia brilla e la verginità consacrata eccelle, in una vita di amore che corrisponde all’amore di Dio, trova degli emuli o dei concorrenti? L’amore universale, lo stesso nei confronti dei nemici, la dolcezza incondizionata, la fraternità umana senza frontiere, l’uguaglianza senza bemolli né eccezioni, predicati e praticati dal Nazareno, hanno dei confronti, anche pallidi?
Con la patologia dell’esotismo (l’erba dal vicino è più verde!), questa mancanza di sete, questa carenza di apprezzamento dell’acqua vitale deriva anche dall’ignoranza (programmata nelle scuole e nelle università) della storia e del «genio del Cristianesimo», grazie al quale l’umanità ha un debito di riconoscenza! In questo senso, l’opera magistrale di A. Schmidt, «I vantaggi del Cristianesimo per l’umanità», rimane un solido riferimento: «Nessun’altra religione, filosofia, dottrina, nazione non ha cambiato il mondo, in meglio, come il Cristianesimo» (n. 9). Certo, le «genti» (etimologicamente: le nazioni pagane) non apprezzano l’acqua che è Cristo se loro vogliono continuare a gustare i vini di Dioniso-Bacco, il fascino dell’idolo del corpo Afrodite-Venere, le aberrazioni di Sodoma e Gomorra, i falsi dèi dei «Cesari», le orge dei banchetti di una Roma decadente, assetata di «pane e giochi» giubilanti nel veder colare il sangue degli uomini lacerati dalle fiere!
Conclusione
Questa Babilonia-Samaria moderna, poligama, «adultera», nel senso biblico di infedele al Signore, ha bisogno di nuovo del Nazareno per placare la sua sete di felicità! Lui ha infatti dato da bere spiritualmente alla samaritana, Lui è la Roccia che nel deserto aveva fatto sgorgare le fontane per il popolo. È sempre lui che, attraverso i secoli, ci fa felici, ci sostiene, ci protegge e ci «soddisfa», se «abbiamo fame e sete di giustizia»!
Padre P. Madros
dal sito del Patriarcato latino di Gerusalemme