“No al ritorno dell’IVA sulle attività sociali delle associazioni del Terzo Settore!” Non ci possono trattare come se fossimo esercizi commerciali! Dal 1 gennaio 2026, se il Governo non interviene, verrà meno il giusto riconoscimento dell’esclusione dall’IVA per le associazioni, con pesanti conseguenze per migliaia di iniziative di solidarietà e partecipazione svolte quotidianamente in tutta Italia, dalle grandi città ai piccoli centri”.È l’appello di Acli e Arci che martedì 15 aprile 2025, dalle 10:30 alle 14:00, presso l’Hotel Capranichetta (Piazza di Monte Citorio 125, Roma), hanno organizzato l’incontro “Aggiungiamo valore, non IVA” per rilanciare la proposta elaborata dal Forum Terzo Settore di mantenere l’esclusione IVA sulle attività realizzate con i propri soci dalle associazioni del Terzo Settore.Per presentare il percorso fatto interverranno: Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale ACLI, Vanessa Pallucchi, Portavoce Forum Terzo Settore, Walter Massa, Presidente nazionale ARCI.Nella seconda sessione interverrà Marina Montaldi, Dottore Commercialista Esperta di Terzo settore, per esporre la proposta del Forum, e a seguire gli interventi di: Loredana Sasso, Incaricata nazionale all’Organizzazione dell’AGESCI, Lorenzo Gianfelice, Vicepresidente vicario ANCeSCAO, Domenico Pantaleo, Presidente nazionale AUSER, Giancarlo Moretti, Presidenza Nazionale MCL, Tiziano Pesce, Presidente nazionale UISP, Stefano Arduini, Direttore di VITA. La giornata verrà moderata da Stefano Tassinari, Responsabile nazionale Terzo Settore delle Acli.Nella terza sessione sono previsti gli interventi dei rappresentanti del Governo, Parlamentari e forze politiche. Hanno garantito al momento la loro partecipazione tra gli altri: Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’On. Elly Schlein, Segretaria del PD; il Sen. Maurizio Gasparri, Presidente del Gruppo di Forza Italia al Senato; l’On. Nicola Fratoianni, AVS; il Sen. Mario Turco, Vicepresidente M5S; l’On. Mauro Del Barba, IV; il Senatore Pietro Patton, Per le Autonomie; l’On. Paolo Barelli, Presidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera; l’On. Angelo Bonelli, AVS; l’On. Chiara Braga, Presidente Gruppo PD alla Camera; l’On. Marco Grimaldi, Vicepresidente Gruppo AVS alla Camera; l’On. Marco Furfaro, PD; l’On. Fabrizio Benzoni, Azione e l’On. Lorenzo Malagola, FDI.
È PARTECIPAZIONE, NON VENDITA*
Si moltiplicano disquisizioni accademiche sulla Partecipazione e sul divenire di una società sempre più frammentata in cui cresce la solitudine o si affronta la vita sempre più da soli (con quasi metà delle famiglie italiane fatte da un adulto solo o solo con figli). E poi ci si dimentica di quanto la partecipazione sia nei nostri territori, nei paesi e nei quartieri di tutt’Italia, innanzitutto uno stare insieme basato sul partecipare alle spese delle attività che insieme si realizzano.
La stragrande maggioranza delle associazioni del Terzo settore vive, ossia posa la propria vita associativa, sulla partecipazione anche economica dei propri soci, senza la quale un sacco di attività sociali che oggi reggono la coesione e la vita sociale in ogni comunità del nostro Paese non possono reggersi.
La vertenza contro l’Iva anche sulla vita associativa di larga parte degli enti di Terzo Settore non è allora solo su un pesante problema fiscale e di burocrazia, ma innanzitutto contro una pericolosa irruzione che va ad ostacolare i diritti all’interno di un’associazione e la sua autonomia (di cui all’articolo 2 della nostra Costituzione) di formazione sociale, che Aldo Moro ricordava in sede di Assemblea Costituente essere tra i tre pilastri della nostra Costituzione e del suo antifascismo.
Nel contenuto fiscale delle norme torneremo ancora una volta nell’iniziativa realizzata con ARCI, AGGIUNGIAMO VALORE, NON IVA per rilanciare la proposta realizzata nel Forum del Terzo Settore per mantenere l’esclusione dell’IVA sulle attività con i soci delle Associazioni che appartengono a questo segmento del non profit determinante per la coesione sociale del Paese.
Infatti dal 1° gennaio 2026 per chiudere una procedura di infrazione europea, dopo una serie di proroghe annuali, viene meno il regime di esclusione IVA riservato ai contributi supplementari versati dai soci a favore di associazioni senza scopo di lucro prive di natura commerciale.
Si tratta di una scelta che colpirà duramente l’associazionismo che fa parte del Terzo Settore; Terzo Settore i cui enti la stessa UE, con la recente comfort letter sulla parte fiscale della Riforma che lo ha riguardato (d.lgs. 3 luglio 2017 n. 117 e d.lgs. 3 luglio 2017 n. 112), ha riconosciuto come organizzazioni che, in virtù del loro operato totalmente volto e vincolato a finalità civiche e solidaristiche, sono meritevoli di norme specifiche, calzate su misura, e non di sole deroghe.
La proposta realizzata nel Forum non si pone in contrasto con le regole europee in ambito IVA, perché, limitandosi alle associazioni che appartengono al Terzo settore (che stando ai dati Istat sono un 20 o 25 % delle associazioni sulle quali potenzialmente cade la fine dell’esclusione), chiede l’esclusione dall’IVA solo per le attività senza diretta corrispondenza tra contributi versati dai soci e costi effettivi sostenuti. Esclusione che per altro, ricordiamo, sussiste invece senza vincoli per altri soggetti.
È vero che le regole europee in questione sono datate e concepite nella logica che tutto ciò che si muove nella società è automaticamente Mercato, condannandoci a una visione economicista, la stessa che oggi considera valore anche la prostituzione e la riduzione in schiavitù di migliaia di donne. Tuttavia qualcuno ci deve spiegare perché già oggi alcuni soggetti pur vendendo pasti possono essere esclusi dall’imposizione Iva. Come ci siamo detti nell’incontro di marzo con il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo alle regole europee non si sfugge, ma c’è anche la necessità di volontà politica. Infatti in questa vicenda pesa anche la cattiva convinzione, da noi contrastata a più riprese anche nella discussione della Riforma del Terzo settore e in seguito nella richiesta delle due serie di modifiche che si sono ottenute, che l’Associazionismo sia indegnamente parte del Terzo settore o, quanto meno, non meritevole di essere pienamente riconosciuto e tanto meno di avere quella fiscalità di vantaggio, che invece, ironia della sorte, persiste per enti che stanno al di fuori del Terzo Settore.
È quindi una questione che non si può affrontare parlando di esenzioni (che per altre attività, rivolte a non soci, dove già vige l’IVA, sono più che auspicate), invece che di esclusione che si basa sul riconoscimento della natura mutuale, associativa delle attività. L’esenzione, oltre al carico di burocrazia, significa che l’associazione è comunque soggetto IVA, significa disconoscere la condivisione tra soci, il consumo collettivo e trattarlo, all’opposto, come vendita, e consentire che sia lo Stato a decidere se e quali attività esentare e quali no, ponendo così la vita associativa in un ruolo subordinato alla volontà dello Stato.
Dobbiamo invece rilanciare il valore dello stare insieme, del fare insieme come tessuto connettivo della democrazia e dell’essere comunità, ancor più oggi dove la famiglia in diversi casi non riesce più ad essere la prima cellula della società, e spesso esperienze di gruppo e di associazionismo rappresentano occasioni per “adottarsi” un po’ a vicenda, reciprocamente.
*Stefano Tassinari, Resp.le nazionale Terzo Settore ACLI
Fonte: www.acli.it