“È un giorno triste in cui ci sentiamo tutti più soli ma non possiamo fare altro che ringraziare Dio grande dono per l’umanità che è stato Papa Francesco – ha detto il Presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia – Papa Francesco ci ha affidato i poveri, gli ultimi, ci ha chiesto di mantenere il nostro stile popolare. Ci ha esortato a non stancarci di chiedere la pace. Tutte cose che avevamo in comune con lui. È stato proprio un Papa delle Acli.
Noi aclisti conserveremo indelebile il ricordo delle due udienze che ha voluto dedicarci, nel 2015 e nel 2024, ed in particolare in quest’ultima, avvenuta per l’ottantesimo anniversario della nostra associazione, ci ha lasciato la descrizione di un diverso stile della nostra azione quotidiana, che sia insieme “popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano” in modo da “ crescere nella familiarità con il Signore e nello spirito del Vangelo, perché esso possa permeare tutto ciò che facciamo e la nostra azione abbia lo stile di Cristo e lo renda presente nel mondo”.
Ci lascia all’indomani della Pasqua che ha voluto ardentemente celebrare, ci lascia con l’estremo appello alla pace, che nasce dal disarmo dei cuori, delle parole, delle mani: sappiamolo raccogliere, lo sappiano raccogliere anche i potenti del mondo.
Ora che egli contempla faccia a faccia il Mistero di Dio gli chiediamo di esserci vicino nelle sue preghiere, a noi e a tutti gli abitanti di questo mondo tribolato e infelice, perché continuiamo a tenere viva la fiammella della speranza.
E nello stesso tempo preghiamo perché i sentieri che lui ha aperto continuino ad essere battuti con coraggio e dedizione, sapendo, come Francesco ci ha insegnato, che è più importante avviare processi che occupare spazi.”
Fonte: www.acli.it