XIX Domenica del Tempo Ordinario

Mi commuovono le parole del maestro: «Non temere, piccolo gregge». Questo “piccolo gregge” siamo noi, la sua Chiesa. Mi sembra una definizione proprio bella, che fotografa esattamente quello che siamo e che stiamo vivendo, anche se forse non ce ne rendiamo ancora conto. Dobbiamo mettere da parte i sogni trionfalistici di una Chiesa potete e di un cristianesimo avvolgente e totalitario, siamo un “piccolo gregge”. E mi viene da dire, sotto voce: meno male. La storia, guidata dalla mano del Padre, ci chiama ad essere una Chiesa senza potere e prestigio, piú agile e povera, che parla la lingua della gente e sa ascoltare, capace di trasmettere passione e speranza.

Non temere, ci dice il maestro. Essere discepolo per davvero è difficile, oggi piú che mai. Vivere secondo il Vangelo richiede una fede matura e libera, una adesione incondizionata allo Spirito profetico di Gesù.

Non dobbiamo temere, dice Gesù, perché il Padre ci ha affidato il Regno.

Alle nostre mani fragili e insicure, il Padre ha affidato il suo tesoro.

Dove due o tre sono riuniti nel suo nome, è presente il Regno.

Dove si lotta affinché tutti possano vivere una vita dignitosa, è presente il Regno.

Dove si accompagnano con amore le vittime dell’odio e della violenza, è presente il Regno.

Dove si accoglie il fratello e si vive con le porte aperte, è presente il Regno.

Dove si cammina a fianco dei poveri e dei piccoli, è presente il Regno.

Dove si cerca di vivere la vita secondo i valori del Vangelo, è presente il Regno.

È vero, siamo un piccolo gregge, ma abbiamo un grande Pastore

che ha dato la sua vita per noi e ci ha insegnato il segreto del Regno di suo Padre: l’amore.

Don Roberto Seregni