Roma, 10 aprile 2014 – Sulla questione delle detrazioni per il coniuge a carico, interviene Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, con due richieste al Governo: “Le Acli chiedono al governo la conferma che non ha intenzione di abolire le detrazioni per coniuge a carico, e quindi la disponibilità ad emendare sia l’art 5 punto C del Ddl Lavoro che il testo del Def. Nel contempo le Acli chiedono al governo di rivedere, raddoppiandola, la soglia di detrazione ferma da vent’anni, che non rende conveniente per il coniuge a carico svolgere qualche attività lavorativa”.
Bottalico ricorda inoltre che “ritenere che l’alto tasso di famiglie monoreddito fra i ceti subalterni sia prodotto dalle detrazioni per il coniuge sia infondato: nella realtà è vero il contrario. La soglia di detrazione, andrebbe almeno raddoppiata (dagli attuali 2840 Euro a 5680), questo sì sarebbe un incentivo al lavoro del coniuge a carico, che non farebbe perdere la detrazione al nucleo familiare. Inoltre non si può non considerare che quasi sempre l’inattività dipende dalla mancanza del lavoro”.
“Nel dettaglio – spiega Paolo Conti, direttore del Caf Acli – noi abbiamo un campione piuttosto rappresentativo della realtà del Paese. Su oltre un milione (1.184.045) di dichiarazioni dei redditi che abbiamo ricevuto ai Caf Acli nel 2013 oltre l’%80 rientra nelle fasce di reddito che possono beneficiare di una detrazione per coniuge a carico che in media è di 700 Euro annui (perché nelle fasce di reddito fino ai 40mila Euro la detrazione diminuisce pochissimo in relazione all’aumento del reddito).
In particolare osserviamo che nella fascia di reddito da 10.200 a 24.000 Euro (quella che dovrebbe beneficiare della riduzione Irpef del governo) si concentra la metà dei nostri contribuenti (588.369) con una percentuale del 50% simile a quella nazionale. Fra questi quasi un quinto (105.752) è beneficiario di detrazione per coniuge a carico. L’ipotesi di cancellazione di tale detrazione produrrebbe due effetti negativi su altrettanti segmenti di reddito medio -basso tra i più penalizzati: i nuclei familiari monoreddito sotto i 24.000 Euro vedrebbero sparire 700 Euro di detrazioni a fronte di 960 Euro che riceverebbero in più per effetto della riduzione Irpef. Ma la fascia, altrettanto consistente di redditi tra 24.000 e 40.000 Euro perderebbe 690 euro annui di detrazioni, senza beneficiare in alcun modo del taglio dell’Irpef”.