Nella serata del 25 giugno scorso, è stato presentato a Roma un libro di testimonianze in memoria di Giovanni Tiraboschi, che è stato Direttore generale del Patronato Acli dal 1989 al 1993.
Nel corso della serata non si è tanto presentata la figura di un uomo che ha saputo essere punto di sintesi tra azione sociale e impegno professionale, quanto si è fatta memoria dei valori che Tiraboschi ha saputo trasmettere agli operatori del Patronato Acli, ai dirigenti e ai militanti delle Acli.
In questo senso il libro è titolato “Giovanni Tiraboschi: testimone di impegno sociale”, perché si tratta di un volume in cui si esprimono modalità di dare corpo a valori come la solidarietà, la gratuità, l’attenzione agli altri, la capacità di tradurre in atti politici le risposte ai bisogni sociali espressi dai cittadini, dai lavoratori e dai pensionati.
Giovanni Tiraboschi ha assunto la carica di Direttore generale del Patronato Acli dopo essere stato operatore presso la sede di Bergamo, quindi Direttore provinciale nelle sedi di Como, Milano e Bergamo, con una breve parentesi durante la quale è stato Caposervizio previdenze presso la sede centrale del Patronato Acli caposervizio centrale e quindi direttore delle sedi di Milano e Bergamo.
Oltre al suo impegno professionale, Tiraboschi ha trovato il tempo per dedicarsi, nel 1961, a soli 25 anni, alla via amministrativa del Comune di Verdellino, dove era residente, assumendo la carica di Sindaco: in quegli anni fu il più giovane Sindaco della provincia di Bergamo.
Dopo il pensionamento, Tiraboschi ha assolto a delicati incarichi su incarico della Presidenza nazionale del Patronato Acli, è stato inoltre componente della Presidenza regionale del Patronato Acli della Lombardia, e infine è stato eletto nel “Collegio nazionale di garanzia” in occasione del 23.mo Congresso delle Acli, tenutosi a Roma nel 2008. Giovanni Tiraboschi muore a Verdellino 23 maggio 2010.
La serata è stata introdotta dal Presidente delle Acli Gianni Bottalico, che ha osservato come, leggendo le testimonianze scritte nel libro, si possa attribuire a Giovanni Tiraboschi il titolo di “santo minore” che spesso usiamo nelle Acli per fare memoria di alcuni amici che ci hanno preceduto nel segno della fede aclista. Si tratta di un titolo che pare adattarsi molto bene, viste soprattutto le capacità di Giovanni di tenere insieme il servizio di Patronato con l’associazione, nella convinzione che fare bene il servizio di Patronato equivale a fare bene le Acli.
Nel corso della presentazione del libro, alla quale erano presenti la moglie di Giovanni, signora Claudia, e le figlie Paola e Silvia, sono intervenuti Giovanni Bianchi e Mimmo Lucà, rispettivamente Presidente delle Acli e Vicepresidente delegato del Patronato Acli nel periodo in cui Tiraboschi fu direttore generale.
Giovanni Bianchi ha osservato come nelle Acli si stia generalizzando, a 70 anni dalla nascita dell’associazione, il fare memoria di figure di dirigenti che con il loro impegno e la loro testimonianza ci aiutano a ripensare il nostro mestiere. Giovanni Tiraboschi fu un testimone di impegno sociale nel senso che sapeva stare dalla parte della gente con la sua competenza professionale unita a eccellenti doti amministrative e organizzative. Egli seppe vivere un rapporto virtuoso tra organizzazione e associazione, sapendo tenere insieme le tre fedeltà alla Chiesa, alla democrazia e al lavoro: si tratta di fedeltà che hanno “tempi diversi”, e saper convivere con la diversità dei tempi è una sfida che fa parte della storia delle Acli.
Mimmo Lucà si è detto convinto che Giovanni Tiraboschi ha contribuito in modo determinante, con il suo impegno, a rilanciare il Patronato in un tempo di difficoltà, che se non fossero state superate, avrebbero potuto avere conseguenze preoccupanti non solo per il Patronato, ma anche per le Acli. Nominato direttore generale perché era elemento di garanzia e di sicurezza per i dirigenti politici e per gli operatori tecnici, Tiraboschi segnò di fatto l’identità del Patronato Acli, apportandovi il suo valore aggiunto, sapendo costruire una squadra che egli temprò con la sua sicurezza, sapendovi apportare i necessari elementi di sintesi.
Nel suo lavoro non è stato un eroe, né mai si percepì il salvatore del Patronato, sapendo conservare la sua semplicità, talvolta perfino scoraggiante, mostrando sapienza operativa, austerità, disinteresse personale, rettitudine e integrità morale.
Si sono quindi succeduti gli interventi dei dirigenti attuali del Patronato Acli.
Fabrizio Benvignati, Vicepresidente delegato del Patronato Acli, ha ripercorso il suo itinerario di vita lavorativa al fianco di Giovanni Tiraboschi, del quale ha avuto modo di apprezzare soprattutto i tratti di cultura istituzionale e organizzativa.
Nel ripensare all’eredità trasmessa al Patronato Acli, va osservato come Giovanni Tiraboschi abbia saputo agire con la sapienza di un amministratore capace di gestire le dinamiche del consenso, attraverso l’autorevolezza delle sue proposte. Tiraboschi adottava una metodologia di lavoro che aveva cura dei dettagli, senza per questo chiudersi in soluzioni rigide, adottando se necessario gli opportuni cambiamenti quando l’azione era oramai “in corsa”, sapendo conservare allo stesso tempo una linearità di percorso. Tiraboschi, ha concluso Benvignati, è stato dunque l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto.
Paolo Ferri, direttore generale del Patronato Acli, ha sottolineato che per ragioni anagrafiche ha avuto conoscenza di Tiraboschi solo attraverso la lettura del libro, evidenziando come la sua memoria sia occasione per numerose riflessioni sul Patronato Acli, sul servizio alla gente, e sui rapporti con l’associazione promotrice. In particolare è emersa l’importanza del legame con i bisogni sociali espressi dai territori, che possono essere affrontati e risolti con un efficace gioco di squadra, da saper condurre con la necessaria passione, condizione necessaria per superare le difficoltà che razionalmente spesso sembrano non poter trovare soluzione.
Paola Vacchina, presidente del Patronato Acli, ha ringraziato i presenti per gli interventi, osservando come la figura di Giovani Tiraboschi sia stata importante non solo per il Patronato ma per tutta l’associazione. Nella sua azione Giovanni ha saputo essere un testimone credibile, esempio per tutti noi oggi chiamati a portare avanti l’azione sociale delle Acli e il servizio di Patronato tra i cittadini, tra i lavoratori e i pensionati: in questo senso Giovanni Tiraboschi ci ha trasmesso un’eredità ricca di donazione, di solidarietà, e di attenzione agli altri prima che a se stessi.
Era presente in sala il Direttore generale della Fap, Damiano Bettoni, che ha condiviso con Giovanni Tiraboschi, seppure qualche anno più tardi, l’esperienza di essere stato Direttore generale del Patronato Acli. Facendo memoria di Giovanni Tiraboschi, Bettoni ne ha ricordato la disponibilità nell’accettare, dopo il pensionamento, incarichi riservati per conto della Presidenza nazionale del Patronato Acli, come pure il compito affidatogli dalla Conferenza episcopale italiana, di assumere il ruolo di Presidente del Patronato Faci, con l’obiettivo, non certo gratificante, di gestirne la fase di scioglimento.
Giovanni è stato un maestro – ha affermato Bettoni – un bravo maestro, che ha saputo essere “esperto in umanità”, per riprendere un’espressione cara a Paolo VI. Nell’ultimo incontro con Tiraboschi, in casa sua, a poche settimane dalla sua morte, ha ricordato infine Bettoni, ho ritrovato un Giovanni che mi ha parlato con lucidità e passione del Patronato e delle Acli, della sua esperienza iniziale di giovane amministratore locale, ma ho trovato soprattutto Giovanni uomo di fede, molto legato alla moglie e alle sue giovani figlie; conservo un ricordo caldo di quell’incontro di addio ad un uomo che con competenza e passione ha servito, attraverso le Acli, Dio e il prossimo, rimanendo fedele alla Chiesa.
Giuseppe Argentino