Ci sono molti dati e si possono fare molte analisi con l’annuario 2015, presentato dall’Istat.
Un dato , rispetto all’accesso alle cure sanitarie ,appare impressionante, riguarda il 9,5% della popolazione, infatti questa è la percentuale di cittadini che non ha fruito di prestazioni del Sistema sanitario nazionale per motivi economici o per carenze delle strutture di offerta , nel Mezzogiorno la quota è più elevata (13,2%).
Questo il dato fornito dall’Istat in base ai dati dell’anno 2013 (vai alla presentazione del Presidente Istat con il dato suddiviso per provincia).
Vediamo, dalla scheda per la stampa predisposta da Istat le condizione di vita e gli aspetti sociali presentati nell’annuario:
◆ A gennaio 2015 i residenti in Italia ammontano a poco meno di 61 milioni, dei quali oltre cinque milioni (8,3%) sono cittadini stranieri. Per gli italiani prosegue il trend di invecchiamento mentre fra gli stranieri residenti la quota di anziani è più bassa. Oltre il 40% degli stranieri vive nelle Città del Centro-nord, il 27% nella Città diffusa e il 19% nel Cuore verde .
◆ Nel 2013 ha scelto il rito civile oltre un terzo degli sposi italiani. Il 13% dei matrimoni ha almeno uno degli sposi straniero (nel 1995 erano il 4,8%). Nasce fuori dal matrimonio oltre un quarto dei bambini che hanno genitori italiani, nel Centro-nord la quota è più alta (circa un terzo).
◆ Continua a innalzarsi il livello di istruzione della popolazione italiana. Nel 2014, i residenti di 15 anni e più con qualifica o diploma di istruzione secondaria superiore sono il 35,6%, quelli con un titolo universitario sono il 12,7% (tra le donne il 13,5%).
◆ Gli alunni stranieri sono oltre 800 mila, pari al 9% della popolazione scolastica. Aumenta di circa il 12% la presenza di alunni stranieri nati in Italia, che ormai sopravanzano i figli dei migranti arrivati in Italia dopo la nascita. La metà degli studenti stranieri tra i 10 e i 24 anni iscritti alle scuole italiane secondarie di primo e secondo grado vorrebbe proseguire gli studi e iscriversi all’Università.
◆ Migliorano le condizioni di salute ma permangono le diseguaglianze socio-economiche e territoriali, con uno svantaggio per chi ha posizioni sociali più fragili, soprattutto nel Mezzogiorno.
◆ Le persone con livello di istruzione più alto hanno migliori condizioni di salute, soprattutto nei Centri urbani meridionali e nel Mezzogiorno interno mentre chi vive da solo ha una situazione peggiore, soprattutto nei Centri urbani meridionali e nei Territori del disagio.
◆ In Italia, il 13,8% delle famiglie consuma beni autoprodotti. Nelle aree meno urbanizzate (Cuore verde, Mezzogiorno interno e Città diffusa) si raggiungono quote prossime al 20%.
◆ Le famiglie sono molto sensibili ai problemi di viabilità e mobilità, quasi otto su dieci hanno problemi al riguardo. Nel biennio 2013-2014 le famiglie indicano soprattutto le cattive condizioni del fondo stradale (51,5%), il traffico (37,6%), le difficoltà di parcheggio (36,2%) e le difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (31,0%).
◆ Le famiglie residenti nelle aree del Sud e delle Isole segnalano difficoltà nell’accesso a tutti i servizi. Le situazioni più gravi si riscontrano nei Territori del disagio e nei Centri urbani meridionali, per l’accesso a pronto soccorso, ai presidi delle forze dell’ordine e agli uffici comunali.
◆ Nel Centro-nord i tassi di partecipazione culturale sono molto più elevati che nel Mezzogiorno, in particolare nelle Città del Centro-nord (36,2%). Tra i gruppi del Mezzogiorno, l’Altro Sud è quello con la partecipazione culturale più elevata (19,3%).
◆ Oltre un quinto della popolazione di 14 anni e più partecipa ad attività sociali, con una maggiore diffusione al Nord, in particolare nel Nord-est. Il volontariato è la forma di impegno sociale più diffusa, salvo che nei Centri urbani meridionali, dove prevale l’associazionismo professionale e sindacale.
◆ Il confronto tra bisogni potenziali di assistenza sanitaria e allocazione delle risorse, finanziarie e di personale, evidenzia un forte squilibrio territoriale. Ciò potrebbe condurre a ulteriori aggravi di spesa per le famiglie e quindi a un incremento della rinuncia a prestazioni, con un rischio di sottoconsumo sanitario, pericoloso per le condizioni di salute della popolazione.
◆ Più della metà degli stranieri (di 14 anni e oltre) si trova bene in Italia e più di un terzo molto bene, anche se con marcate differenze territoriali. La comunità che si trova meglio è quella dei filippini, in misura lievemente minore quella degli ucraini e dei romeni, mentre sono i cinesi a dichiarare di trovarsi peggio in Italia.
◆ Sono oltre il 60% gli stranieri che sostengono di parlare e comprendere l’italiano molto bene, ma ha difficoltà a scrivere e leggere rispettivamente il 58,4 e il 49,8% di essi. Il 60% degli stranieri parla in italiano con gli amici e il 38,5% in famiglia.
◆ Più di otto cittadini stranieri su dieci (di 14 anni e più) hanno nella propria rete di relazioni sociali persone cui potersi rivolgere in Italia. Il 61,9% ha una rete di soli connazionali, il 15,5% di soli italiani, il 20% ha una rete mista. Tra i bambini stranieri (6-13 anni), tra i quali è forte la presenza di seconde generazioni, il 69,1% ha il migliore amico di nazionalità italiana.