«Quest’anno le donne delle Acli, in occasione del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, indossano un braccialetto realizzato dalle sartorie degli istituti di pena italiani con lo slogan “Stop alla violenza sulle donne” – annuncia Agnese Ranghelli, responsabile nazionale delle donne Acli – per sentirsi vicine a tutte quelle donne che sono vittime di violenza e soprusi sin dentro le stesse mura di casa.
Il fenomeno, ancora ampio nel nostro Paese, ha radici culturali lontane e profonde – prosegue Ranghelli – resta realtà invisibile quando si consuma all’interno delle famiglie o nei rapporti privati affettivi. Nonostante la crescente sensibilità al problema, nonostante la mobilitazione da parte di tante associazioni femminili e di recente anche maschili per contrastare ogni forma di violenza di genere anche attraverso una condivisa riflessione critica sull’immaginario culturale maschile che supporta e talvolta addirittura giustifica queste violenze, in Italia il numero dei femminicidi rimane ancora costante.
Ciò testimonia che la “cultura della violenza” sopravvive a tutte le misure di contrasto; comunque essa si manifesti – come violenza fisica, sessuale, psicologica o economica – costituisce un crimine che distrugge, toglie la stima di sé, sottrae ogni certezza, annienta l’autostima».
I dati parlano chiaro: 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. (fonte Istat anno 2014)
«Sconfiggere questa piaga è un compito di tutti. Per questo – conclude Ranghelli – è necessario invertire la rotta: da violenza sulle donne a cultura del rispetto della persona, della vita, della libertà altrui, investendo in maniera significativa sul piano delle politiche educative sia con percorsi formativi tesi alla creazione di una cultura della non violenza, sia misure per favorire e promuovere un sistema di interventi di conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro: ossia il lavoro delle donne, la tutela e il sostegno alla maternità, l’assistenza agli anziani nodi ancora critici che ricadono prevalentemente sulle spalle delle donne».
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Fonte: www.acli.it