Over-65: la salute delle signore è più salda delle coetanee sposate, probabilmente perché la vita coniugale tende a essere per loro più gravosa. Gli uomini maggiormente a rischio rispetto a malattie croniche, disabilità e morte.
Il matrimonio protegge la salute degli anziani. Solo degli uomini però: secondo una ricerca italiana condotta presso l’Università di Padova e pubblicata sul Journal of Women’s Health, i maschi over-65 sposati sono (rispetto ai coetanei celibi o vedovi) meno a rischio rispetto a malattie croniche, disabilità e morte. Invece le donne della stessa età che hanno perso il consorte appaiono, di contro, più “forti” delle coetanee che hanno ancora il marito accanto: le vedove soffrono meno di malattie croniche e hanno un ridotto rischio di morte.
I dati dello studio su 2mila anziani
I ricercatori padovani hanno considerato i dati relativi a quasi 2mila anziani inseriti nel “Progetto Veneto Anziani” e misurato il grado di “fragilità” mettendolo in relazione al loro stato civile. La “fragilità” è una condizione che si misura attraverso alcuni parametri fisici tra cui la velocità della camminata, la forza della presa della mano, l’autonomia nelle attività quotidiane ed è uno specchio del rischio di morte e disabilità.
Riguardo al risultato differente rispetto ai sessi è probabile, ipotizzano i ricercatori, che sia la conseguenza diretta del fatto che la vita coniugale tende a essere più gravosa e stressante per la donna anziana che tradizionalmente tiene “le redini” della gestione domestica occupandosi oltre che del coniuge, anche dei parenti più prossimi.
In Italia le donne penalizzate nella gestione domestica
Peraltro l’Italia secondo l’ultimo rapporto Ocse è il Paese dove le donne lavorano di più: ogni giorno 326 minuti più degli uomini. Lavori domestici e di cura, casa, figli e genitori anziani. La media Ocse è molto inferiore: 131 minuti secondo il recente dato emesso dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo. In particolare ogni donna in Italia dedica 36 ore la settimana ai lavori domestici, mentre gli uomini non vanno oltre le 14. Sono 22 ore di differenza: il divario maggiore tra tutti i Paesi industrializzati. Il «doppio fardello delle donne», dice l’Organizzazione riferendosi anche alle ore di lavoro fuori casa, può dare origine a «riduzione del tempo a propria disposizione e stress, con effetti negativi sulla qualità della vota e sulla salute».