Di fronte alla crescita delle diseguaglianze e della povertà e all’alimentarsi di un clima di disaffezione civile, il Terzo settore può rappresentare un risveglio della democrazia, attraverso il quale le persone e le comunità osano fare di più, concretamente e quotidianamente, per generare e reclamare un domani migliore, più giusto, solidale e sostenibile.
È quanto affermano le Acli, commentando il percorso di riforma del Terzo settore. “Dopo l’approvazione del decreto legislativo sul Servizio Civile Universale – afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli – la riforma del Terzo settore deve puntare ad essere un buon “codice della strada”, che non dica dove si deve andare, ma che aiuti a non uscire di strada”.
Le Acli guardano con fiducia a un percorso che coinvolga effettivamente le rappresentanze del Terzo settore – in particolare il Forum del Terzo Settore – per rispondere in modo efficace a tre esigenze di fondo: chiarire e delimitare che cosa sia il Terzo settore; semplificare effettivamente l’attività di chi opera nel Terzo settore e promuoverne le esperienze.
“La riforma potrà essere utile – afferma Stefano Tassinari, responsabile Acli per il Terzo settore – solo se si guarda al Terzo settore come una trama per raccontare una nuova stagione civile e popolare e non come un rimedio per sanare responsabilità collettive eluse”.
In attesa dei decreti legislativi, le Acli chiedono che si valorizzi e si renda sostenibile il sistema previsto per l’autocontrollo e si riconosca definitivamente l’esistenza di un’economia solidale e condivisa, che il Terzo settore intercetta e anima. L’invito dell’associazione cristiana, inoltre, è che sia riconosciuto e premiato il valore della promozione sociale, della partecipazione e della democrazia, determinante in una società in cui i legami sociali sono sempre più deboli.
Fonte: www.acli.it