Per la ricorrenza della Festa della Liberazione, ospitiamo la dichiarazione congiunta Acli e Anpc (Associazione nazionale partigiani cristiani).
“A più di 70 anni dal primo 25 aprile la memoria della Lotta di Liberazione condotta dagli italiani chiede di essere rivisitata.
ACLI e ANPC sanno di guardare dalla foce quegli anni tragici e quegli avvenimenti, mentre i partigiani superstiti conservano il ricordo della sorgente. Impossibilitati a sconfiggere l’anagrafe, la sfida è per tutti rideclinare al presente e al futuro un deposito popolare, insieme etico e politico: il luogo dell’idem sentire degli italiani contemporanei, in grado di mettere in comunicazione le nuove generazioni con le antiche.
Dopo gli scioperi della primavera del 1944 nelle grandi fabbriche del Nord scriveva in prima pagina il New York Times del 9 marzo 1944:
“Non è mai avvenuto nulla di simile nell’Europa occupata che possa somigliare alla rivolta degli operai italiani. È una prova impressionante che gli italiani, disarmati come sono, sanno combattere con coraggio ed audacia quando hanno una causa per cui combattere”.
Sono cambiati gli Stati Uniti ed è cambiata l’Italia insieme all’Europa. Sono cambiati i popoli europei. Ai quali due padri fondatori italiani – De Gasperi e Spinelli – proponevano un’Europa politica come tappa verso un governo mondiale.
I Partigiani Cristiani e le ACLI, da qualche anno stretti in un patto comune di collaborazione, non possono che additare insieme questo traguardo a rischio. Perché gli ultimi decenni hanno insegnato che i trattati e le regole non bastano.
Sono le forme del civile e del politico, le presenze sul territorio e nell’associazionismo che hanno attraversato insieme negli ultimi decenni grandi opportunità, grandi difficoltà e anche la “guerra europea” nella ex Jugoslavia con un passo più popolare e più saggio, colmando in non pochi casi le lacune delle cancellerie. È la politica quotidiana quella che ha più bisogno di idealità e non raramente presenta esperienze credibili e motivanti.
ACLI e ANPC sanno bene quel che diceva il partigiano Ezio Franceschini (poi rettore dell’Università Cattolica): che i cristiani avevano imparato nella Lotta di Liberazione a combattere senza odiare”.
Fonte: www.acli.it