“La proposta di una pensione per i giovani è un fatto positivo. Finalmente, si parla del futuro previdenziale delle nuove generazioni. Una pensione base è un punto di partenza, però, e non di arrivo”. Con queste parole Roberto Rossini, presidente delle Acli, ha accolto con favore la proposta di introdurre nel nostro ordinamento una pensione minima di 650 euro per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e che quindi avrà una pensione calcolata solo con il sistema contributivo. “Evitare che il Paese fabbrichi poveri è una priorità dell’oggi – ha aggiunto il presidente delle Acli – La riforma non è più rimandabile per progettare il futuro su basi di equità intergenerazionale e di stabilità”.
“L’integrazione al trattamento minimo della pensione, può ritenersi certamente favorevole per i lavoratori che accedono alla pensione di vecchiaia – ha commentato Emiliano Manfredonia, presidente del Patronato Acli – ma la stessa tutela può e dovrebbe essere garantita da subito per le pensioni di inabilità e ai superstiti liquidate interamente con il sistema contributivo. Sarebbe inoltre auspicabile che la revisione del requisito del livello minimo dell’”importo soglia” riguardasse anche l’accesso alla pensione anticipata al fine di introdurre elementi concreti di “flessibilità” in uscita per l’accesso alla pensione, come lo sono già l’Ape sociale e la pensione anticipata per i lavoratori “precoci”.
Già lo scorso dicembre, il tema della previdenza per i giovani era stato al centro di una manifestazione organizzata dai Giovani delle Acli dal titolo “Il futuro è già qui”. Durante l’iniziativa, i rappresentanti dell’organizzazione avevano ribadito la necessità di riformare il sistema previdenziale delle nuove generazioni.