La settimana scorsa l’OCSE, l’organizzazione che raggruppa i 35 paesi più industrializzati del mondo, ha pubblicato l’ultimo rapporto “Pension at glance”, uno studio in cui vengono comparati i sistemi pensionistici dei vari stati membri, avendo come riferimento temporale il 2016.
Se in generale, dal rapporto emerge che negli ultimi 15 anni la spesa per pensioni nei paesi membri ha continuato a crescere, aumentando in media dell’1,5 per del PIL a livello italiano si evince che gli over 66 in Italia hanno in media a disposizione un reddito pari a coloro che lavorano, mentre nel resto dei paesi OCSE il reddito dei più anziani è in media il 12 per cento più basso di quello dei lavoratori. Nella categoria più ristretta di chi ha tra i 66 e i 75 anni, il reddito medio è persino superiore a quello della popolazione in età da lavoro.
Un altro dato interessante è quello sull’età effettiva di pensione: i maschi italiani, in media, vanno in pensione intorno ai 62 anni. Le donne intorno ai 61. Sono età considerevolmente più basse dell’età “legale” di pensione, fissata al momento a 66 anni e 6 mesi e destinata ad alzarsi a partire dal 2019. In prospettiva, però, le cose sono destinate a cambiare. Le proiezioni ci dicono che gli italiani classe 1996 andranno in pensione a 71 anni contro i 65 anni dei loro coetani europei.