Oltre 250 persone al Monsignor Carraro a Verona per il convegno sulla sanità organizzato dalla Federazione Anziani e Pensionati delle Acli del Veneto.
Tanta gente così – ha detto Francesco Roncone, Segretario della FAP del Veneto – non se ne vedevano da tanti anni, segno che la materia “Sanità” è molto sentita e attuale. “Il servizio sanitario è ancora capace di tutelare il diritto alla salute? Stiamo smantellando il pubblico a favore del privato? – si è chiesto il segretario regionale FAP Acli del Veneto introducendo il convegno di questa mattina -. Curarsi per tanti anziani è diventato un lusso. Per questo chiediamo: più risorse per superare le liste di attesa; l’abolizione del ticket, vera e propria tassa sulla malattia, strutturalmente non progressiva; la questione della non autosufficienza; lo sviluppo della medicina integrata”. La salute non è un bene di consumo ma un diritto essenziale. Uniamo le forze perché sia davvero cosi.
“Questo è un tema che riguarda gli anziani, ma riguarda tutti – ha detto Andrea Citron presidente regionale Acli -. Dobbiamo continuare a dialogare con le istituzioni con la forza delle nostre ricerche ma anche dello stare concretamente tra la gente e delle azioni concrete che riusciamo a mettere in campo”.
“Non è escluso che torneremo in piazza – ha avvertito Serafino Zilio, segretario nazionale Fap Acli Sede Nazionale – perché non è possibile continuare a tollerare questa mancanza di attenzione rispetto agli anziani sono intervenuti alcune forze politiche e sindacali dell’arco costituzionale, grande assente il centro destra, impegnato a Roma per la manifestazione indetta da Salvini.
Francesco Roncone ha voluto precisare, nel suo intervento, che la data del 19 ottobre era stata concordata, sin da agosto, proprio con il centro destra, forza che governa il Veneto e con la quale volevamo confrontarci e che solo pochi giorni prima del convegno era arrivata la loro rinuncia. La macchina organizzativa era andata troppo avanti e fermarla sarebbe stato impossibile. Il Segretario regionale ha anche puntato il dito sulla politica che, da molti anni, ha rinunciato ad ogni forma di programmazione sanitaria, subordinando il diritto costituzionale alla salute alla crisi finanziaria del Paese. Le prestazioni sanitarie e sociali vengono erogate più in relazione alle scelte economiche e di bilancio di chi li eroga, anziché dalla necessità e dai bisogni di chi li chiede.
Si sta verificando una deriva dal principio universalistico fondato sul diritto alla salute – ha detto Franco Marchiori autore del libro “Welfare e diseguaglianze nella sanita”- e la preoccupazione sulle prospettive del sistema sanitario pubblico, anche tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e della complessità delle malattie sono largamente condivise dalla gran parte degli italiani. Le regioni considerate le migliori in termini di risposta alla domanda di servizi sanitari – Friuli, Valle d’Aosta, Emilia
Romagna e Veneto- sono anche le prime per il livello raggiunto dalla spesa sanitaria privata – ha continuato Marchiori – ciò dimostra che anche le regioni più efficienti si trovano in difficoltà a rispondere alla crescente domanda di servizi sanitari; Di fronte alla sostanziale stabilità della spesa per la sanità pubblica, che ammonta a circa 114 miliardi, è emersa la forte crescita data dalla sanità privata, circa 40 miliardi, costituita prevalentemente dalle spese cosiddette di “tasca propria” e dalla sanità intermediata dalle assicurazioni. Stiamo, quindi, assistendo ad un vero e proprio attacco al diritto alla salute attraverso lo smantellamento della sanità pubblica a favore dei privati.
Roberto Rossini, Presidente nazionale delle ACLI ha ribadito che “Negli ultimi 10 anni è aumentata in modo considerevole l’emigrazione sanitaria, da sud verso nord. Questo fatto ci allarma perché il diritto alla salute dovrebbe essere garantito in tutta Italia. Come conciliare dunque le esigenze di welfare con un territorio così diseguale?
Il movimento delle persone è legato alla capacità di erogare diritti e dunque alla qualità della democrazia. A noi spetta questo, lavorare perché sia garantito a tutti il diritto alla salute, che non è scontato per noi e per le future generazioni”.
Fonte: Ufficio Stampa FAP Acli Veneto