Acli e Arci rilanciano la proposta del Forum Terzo settore: no all’Iva ma normativa ad hoc per le attività sociali delle associazioni del Terzo settore

Manfredonia (Acli): “il nostro mondo non merita leggi in deroga ma una normativa specifica in grado di farlo fiorire”

Massa (Arci): “non si tratta di opporsi alle normative europee, ma di riconoscere all’associazionismo di Terzo Settore una funzione sociale e non commerciale”

“I circoli e le associazioni sono un patrimonio nazionale, un patrimonio di tutti e non è né mercato né cosa pubblica, ma qualcosa di totalmente diverso che si è creato e consolidato nel tempo – ha dichiarato il Presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante l’evento organizzato da Acli e Arci per presentare la proposta del Forum Terzo Settore che eviterebbe il ritorno dell’IVA sulle attività sociali delle associazioni del Terzo Settore – I volontari che operano nelle nostre associazioni lo fanno per canalizzare il proprio tempo libero, le proprio passioni, le proprie competenze e metterle al servizio degli altri, andando a coprire anche delle mancanze del nostro welfare.  Non possiamo ridurci a parlare di questo mondo l’ultima settimana si dicembre, quando si avvicina la legge di Bilancio, credo che il Terzo settore invece si meriti di più, quantomeno a giusta attenzione per metterci intorno ad un tavolo e capire non come agevolarci, ma dare la possibilità alle persone che si mettono insieme per fare del bene senza il peso di burocrazie inutili.”

Abbiamo organizzato questa giornata per presentare pubblicamente la proposta elaborata dal Forum Terzo Settore di mantenere l’esclusione IVA sulle attività mutualistiche delle associazioni e per scongiurare una misura che rischia di colpire duramente la libertà di associazione, aumentando i costi e la burocrazia per chi ogni giorno genera socialità, cultura e solidarietà nei territori. – ha detto Walter Massa, Presidente nazionale Arci –  Una proposta avanzata al Governo già un anno fa che merita di essere conosciuta. Non si tratta di opporsi alle normative europee, ma di riconoscere all’associazionismo di Terzo Settore una funzione sociale e non commerciale, una funzione peculiare del terzo settore italiano  come dichiarato recentemente anche dalle istituzioni europee.”

Anche alla luce della recente autorizzazione europea al pacchetto fiscale, è fondamentale risolvere definitivamente e in tempi brevi la questione dell’Iva al Terzo settore non commerciale, come il piccolo associazionismo di prossimità, che non può essere penalizzato. – ha aggiunto Vanessa Pallucchi, Portavoce nazionale del Forum Terzo Settore –  Bisogna agire per garantire la sostenibilità delle attività del Terzo settore, senza le quali il tessuto socio-economico del nostro Paese sarebbe ancora più fragile: in questa direzione va la nostra proposta che salvaguarda il rispetto della normativa europea e al contempo il valore e le peculiarità delle associazioni.”

“La proposta è quella di definire, insieme, una normativa ad hoc per le associazioni di Terzo settore, nella quale sia riconosciuto che la quota sociale supplementare, se governata da criteri diversi da quelli economici, non sia qualificabile come corrispettivo e quindi sia esclusa dall’Iva” ha spiegato Marina Montaldi, Dottore commercialista, esperta di Terzo settore, esponendo la proposta del Forum.

L’impatto del nuovo regime Iva rischia di esporre molte associazioni, soprattutto le più piccole e quelle che operano in contesti di maggiore fragilità, ad un ulteriore appesantimento burocratico con riflessi negativi sui costi e sull’operatività stessa di questi enti. – ha detto Lorenzo Gianfelice, Vicepresidente nazionale ANCeSCAO – Questo regime rischia anche di demotivare tanti volontari, soprattutto i più anziani che, negli ultimi anni, hanno dovuto affrontare grandi sfide (dall’emergenza Covid alla riduzione del divario digitale) e di privare il Paese di contesti di partecipazione e socialità insostituibili.”

“Il passaggio dal regime di esclusione a quello di esenzione Iva coinvolge ovviamente anche tutte le associazioni sportive, che secondo l’Istat continuano a rappresentare ben un terzo del totale delle Istituzioni Non Profit, oltre 122mila. – ha dichiarato Tiziano Pesce, Presidente nazionale UISP – Di contro, la complessità generale legata ad un quadro legislativo, quello sportivo e quello del terzo settore, su molti nodi ancora di fatto doppio (potremmo dire “triplo”, pensando a Rasd, Runts e Registro Coni) e diverse questioni interpretative ancora aperte, oltre a limitanti disallineamenti, a partire da quello relativo al riconoscimento dei rimborsi forfettari ai volontari, rallenta il massiccio ingresso dei sodalizi sportivi nel Terzo settore. All’interno di questo quadro, specifico per lo sport, ecco che il passaggio dal regime di esclusione IVA a quello di esenzione in capo agli enti associativi non commerciali avrebbe un impatto pesantissimo, gestionale, amministrativo e quindi conseguentemente anche economico, sui sodalizi, specialmente quelli di dimensioni più piccole. Tutto questo potrebbe diventare non facilmente sostenibile per talune, e non poche, realtà sportive tanto che molte associazioni stanno già anticipando agli Organismi affiliati di aver già previsto il proprio scioglimento nel caso non si riuscisse a superare l’obbligatorietà di tali nuovi adempimenti.”

Abbiamo appreso con soddisfazione la comfort letter dell’Unione Europea  sulla questione fiscale. Un grande risultato per tutto il sistema Italia, in primis del governo naturalmente. – ha dichiarato  Giancarlo Moretti, della Presidenza nazionale MCL – si tratta di un  grande cambiamento culturale e ci aspettiamo lo stesso risultato per quanto riguarda l’IVA. Non si tratta di non tassare il Terzo settore ma si tratta di non tassare le cose buone che si fanno nel nostro paese. Come si fa a tassare contemporaneamente la prostituzione e le “buone pratiche” di chi si oppone alla desertificazione sociale dell’Italia?”

Svolgiamo le nostre attività mediante esperienze che noi capi adulti viviamo da fratelli e sorelle maggiori con i più piccoli, tutti insieme, contribuendo in maniera equa al sostentamento dei costi che cerchiamo comunque di ridurre al minimo, per far sì che la proposta sia accessibile a tutti. – ha detto Loredana Sasso, Incaricata nazionale dell’Organizzazione AGESCI –  Non realizziamo attività commerciale, possiamo dirlo a gran voce. Generiamo valore aggiunto, sì, umano, sociale, ambientale, culturale, in modo originale ma non commerciale, da promuovere, non da tassare. Questo nuovo regime  ci imporrebbe di considerare ogni eventuale contributo supplementare rispetto alla quota associativa come un fattore rilevante ai fini IVA, non più escluso ma solo esente Rischiamo l’allontanamento di tali capi davanti a queste incombenze crescenti. La nostra Legge scout dice che sappiamo obbedire. E noi vogliamo farlo. Vogliamo rispettare la legge, ma vorremmo che anche lo Stato ci mettesse nelle condizioni di poterlo fare e, a sua volta, lo facesse – favorendo sul serio – come si legge nel CTS, l’opera di noi enti del Terzo Settore.”

Escludere l’iva per gli Enti del Terzo settore significa riconoscere la funzione d’interesse generale per garantire a ogni persona diritto e dignità  come evidenziato dalla stessa comfort letter  inviata al nostro Governo dalla UE. – ha detto Domenico Pantaleo, Presidente nazionale AUSER –  Non si possono parificare le  nostre reti associative alle imprese commerciali. Peraltro al terzo settore, a differenza delle imprese profit, non vengono riconosciute misure di sostegno strutturale.  Noi svolgiamo con le tantissime azioni solidali  delle volontarie e i volontari cittadinanza attiva per rispondere a bisogni sociali sempre più diffusi e non meritiamo di essere trattati da presunti evasori. Inoltre deve essere difesa la libertà di associazione che verrebbe minata dall’obbligo di partita iva senza peraltro  una effettiva obbligazione al pagamento. Si graverebbero le nostre affiliate sui territori di maggiori obblighi  amministrativi del tutto inutili mentre invece ci sarebbe bisogno di ulteriori semplificazioni che permetterebbero di dedicare più tempo alle comunità  e non invece essere costretti a rincorrere i tanti adempimenti burocratici tenendo presente l’invecchiamento progressivo dei presidenti dei nostri circoli.

Stiamo vivendo una fase di profondo inverno demografica, con tassi di natalità mai così bassi,  e un inverno anche  democratico, visto che ormai vota meno del 50 per cento degli agenti diritto. – ha detto Stefano Arduni, Direttore di VITA –  In queste condizioni è più che mai necessario favorire l’apertura di luoghi di socialità, confronto e crescita sociale e civile in particolare per i giovani.  Per questo risolvere la questione dell’iva al non profit è innanzitutto una esigenza di sviluppo e qualità democratica del Paese.”

Più di 4 persone su 10 non incontrano degli amici almeno una volta a settimana, quasi il 50% dei nuclei familiari è composto da una persona sola o da un genitore solo. La struttura della società è già mutata profondamente  dentro un quadro più generale segnato dall’erosione dei legami sociali e dal trionfo dell’avida massimizzazione assoluta del profitto. Per questo l’associarsi, lo stare insieme, il fare insieme rappresenta un ritessere controcorrente quella comunità di cui diversamente ci verrebbe sempre più a mancare l’alfabeto. – ha aggiunto Stefano Tassinari, Responsabile nazionale per il Terzo settore delle Acli-  Mettere l’IVA sullo stare insieme, sul condividere insieme delle attività non porterà un euro in più alle casse pubbliche, ma causerà loro un danno di miliardi perché tante luoghi e percorsi associativi chiuderanno non solo per burocrazia, ma perché saranno snaturati, disconosciuti nella loro essenza civile. E i miliardi saranno in costi per l’aumentare dell’isolamento delle persone e dei territori, perché l’Iva cadrà come un macigno a snaturare quella promozione sociale che è invece la grande urgenza di una società sempre più in guerra in sé stessa.

Tanti gli esponenti del Governo e del Parlamento e i rappresentati delle forze politiche presenti in sala tra cui il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa BellucciRaffele Fitto, Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, la Segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, i leder di Alleanza Verdi e Sinistra,  Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, e i rappresentanti di FDI, Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, tutti concordi nel lavorare sulla proposta del Forum con l’obiettivo di togliere definitivamente l’Iva sulle attività sociali delle associazioni del Terzo Settore e rilanciare un mondo che è patrimonio unico e distintivo del nostro paese.

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