Le ACLI sono accanto ai lavoratori ex ILVA – Acciaierie d’Italia, preoccupati per le proprie famiglie e per il proprio lavoro in questa fase di incertezza che grava ancora sul sistema italiano della siderurgia, da Novi Ligure a Genova a Marghera e Racconigi fino a Taranto ed esprimono forte preoccupazione per l’attuale assenza di prospettive industriali, le incertezze occupazionali e le difficoltà produttive che da troppo tempo gravano sulle lavoratrici e sui lavoratori.
In questi giorni si è svolta proprio a Genova la tappa della Carovana della pace delle ACLI “Peace at work” che attraversa i luoghi di lavoro e abbiamo raccolto dal basso queste preoccupazioni, culminate negli scioperi e nei presidi. “Gli scioperi sono il segnale evidente di una tensione che non può più essere ignorata” – dichiarano le ACLI –“La comunità genovese, come quelle di Taranto, Novi Ligure e degli altri territori coinvolti, sta pagando le conseguenze di ritardi, mancate decisioni e una visione industriale che continua a mancare. È 8necessario che Governo, azienda, sindacati e istituzioni locali aprano immediatamente un confronto serio e trasparente per garantire continuità produttiva, sicurezza e tutela dell’occupazione”.
Non è accettabile che ad oggi non ci sia ancora una prospettiva futura, concreta e realizzabile per una questione così strategica per l’Italia, così grave per le problematiche di questi anni legate alla salute delle persone e delle comunità locali, così pesante anche per gli impatti ambientali e dunque chiediamo al governo di intervenire immediatamente per uscire da questa situazione di stallo che sta generando anche forti tensioni sociali.
Le ACLI sottolineano come il comparto siderurgico, strategico per il Paese, richieda investimenti mirati, innovazione tecnologica e un percorso chiaro verso la transizione ecologica:
Riteniamo che occorra un Piano industriale nazionale credibile che dia risposta alla necessità che anche la filiera dell’acciaio faccia da traino allo sviluppo dell’intero Paese, uscendo da questa fase di stallo nella quale la produzione è tra l’altro compromessa anche da ritardi nella manutenzione degli impianti. Una situazione che sembra compromettere sempre di più le possibilità di individuare risorse e investitori, tanto che i sindacati stanno chiedendo in alternativa un robusto intervento pubblico. Le parole del Ministro sull’aumento della cassa integrazione e sulla necessità della formazione per i lavoratori, di per sé sempre necessarie e auspicabili in un’ottica di progressiva riqualificazione e aumento delle competenze, sembrano invece andare in una direzione opposta a quella del rilancio: occorre che il Governo accompagni in modo più rapido e efficace questa fase, prevedendo interventi a tutto campo che consentano di tutelare i posti di lavoro e insieme di innovare i processi produttivi, dando seguito a quanto in programma rispetto al piano di decarbonizzazione. La tutela del lavoro, la continuità produttiva e la tutela della salute non possono essere messe in contrasto tra loro e per questo occorre un piano industriale di rilancio e riconversione che risponda contemporaneamente a tutte queste istanze, anche utilizzando le possibilità offerte dall’innovazione tecnologica.
E’ fondamentale che il Governo conduca questa delicata fase insieme ai sindacati, oltre che alle istituzioni locali, alle Regioni e alle parti sociali: chiediamo che venga riattivato il dialogo affinché si faccia ogni sforzo per trovare una via d’uscita che tuteli il lavoro e insieme guardi al futuro.
Ci uniamo anche alle parole dell’Arcivescovo di Genova Mons. Marco Tasca e del vescovo di Tortona Mons. Guido Marini che hanno espresso solidarietà e richiamato tutti a responsabilità, per evitare un eventuale ridimensionamento industriale e il non rispetto dei contratti in essere che sembra essere stata ventilata dal Governo in riferimento alla produzione dei siti del nord Italia e che potrebbe avere conseguenze drammatiche per l’intero comparto siderurgico e industriale nazionale, oltre che per i lavoratori coinvolti.
Solo un impegno comune, responsabile e coraggioso può restituire fiducia alle famiglie, alle comunità e ai territori coinvolti. Il tempo delle promesse è scaduto: servono decisioni concrete.
Fonte: www.acli.it

