“Mettiamoci in gioco”, la Campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo esprime numerose perplessità sull’ultima versione di proposta di riordino dei giochi d’azzardo presentata dal Governo in Conferenza Stato-Regioni ed Enti locali.
L’esecutivo, per l’ennesima volta, ha portato alla Conferenza Unificata una proposta per il riordino dei giochi che presenta – rispetto alla versione precedente – due novità: la facoltà agli Enti locali di applicare la distanza di 150 metri da sert, scuole e chiese (gli unici “luoghi sensibili” indicati) e la possibilità per gli Enti locali di stabilire fasce orarie di interruzione di gioco fino a un massimo di 6 ore al giorno.
Sono due punti non irrilevanti che dimostrano il tentativo di mediazione che il Governo sta facendo e che danno ai Comuni la possibilità di intervenire su questa importante questione (per quanto in maniera assai più limitata rispetto alla situazione attuale). Ma, al tempo stesso, sono novità che lasciano l’amaro in bocca. Perché le tante tipologie di luoghi sensibili generalmente elencate dai sindaci sono state ridotte a tre sole? Perché le distanze – stabilite oltretutto in 300 o 500 metri in molte leggi regionali – si potranno applicare solo ai nuovi esercizi e nulla è detto per le attività già in essere? Perché si è passati dalla proposta precedente che prevedeva un’apertura minima di 8 ore (che, quindi, poteva permettere anche un blocco di gioco per 16 ore), alla possibilità dei sindaci di bloccare il gioco al massimo per 6 ore?
E permangono troppe omissioni. Si propone finalmente di permettere il gioco solo tramite tessera sanitaria o carta nazionale dei servizi, ma non è ancora specificato chi raccoglierà e conserverà i dati dei giocatori. Forse i concessionari che potranno quindi avere un ricco database di tutti i giocatori assidui? Si dichiara che saranno eliminate dalle sale le immagini “eccessive” che inducono al gioco e che ci saranno standard di arredi specifici, ma da nessuna parte è specificato chi definirà quali immagini sono da intendere come “eccessive” e gli standard di arredo. Sarà ancora possibile fumare in una sala di tipo A? Ci saranno luci soffuse e vetri oscurati che ostacolano la cognizione del tempo che passa? Chi si occuperà di queste e altre scelte? Si parla dell’obbligo di segnalare i soggetti patologici ai servizi sociali del Comune. A prescindere dal fatto che andrebbero piuttosto segnalati ai servizi per le dipendenze dell’unità sanitaria locale, che per legge è competente su costoro, chi avrebbe titolo a fare una tale segnalazione con il rischio di stigma che comporta? Non certo il gestore di sala. E come rendere reale il divieto di accesso al gioco per i giocatori patologici?
Su tutti questi temi, poi, non è definito di chi sia la competenze decisionale e temiamo fortemente che i Monopoli di Stato possano avocarla a sé, mentre crediamo che debba essere in capo a un ente che è molto più libero da eventuali conflitti di interesse, come ad esempio l’Osservatorio sui rischi del gioco d’azzardo del Ministero della Salute.
Ancora una volta segnaliamo che non è prevista alcuna riduzione del numero degli apparecchi vlt (molto più “aggressivi” delle slot) e rimane davvero troppo alto il numero dei mini-casinò. Inoltre, Il documento non contiene alcun riferimento a iniziative legislative in materia di gioco online. Altro tema a noi caro è quello della pubblicità. Si dichiara di voler impegnare il governo all’apertura di un confronto europeo. A noi non basta. Come è accaduto in altre realtà europee, sappiamo che è possibile vietare totalmente la pubblicità del gioco d’azzardo: perché accontentarsi di meno?
Infine, nella proposta del Governo viene trattato il tema dei nuovi interventi tecnologici a salvaguardia del giocatore e si segnalano quattro interventi specifici. Sicuramente apprezzabile come inizio, ma non ci si può fermare qui. Lo stesso Osservatorio sui rischi del gioco d’azzardo del Ministero della Salute ha definito molto bene quanti e quali possano essere gli interventi tecnologici da utilizzare per ridurre l’aggressività delle macchine e di conseguenza la patologia: basti pensare al limite massimo di 50 euro che un giocatore (riconoscibile tramite l’utilizzo della tessera sanitaria) potrebbe perdere al giorno o agli alert che ogni 20 minuti il giocatore vedrebbe visualizzati, o alla macchina in stand-by per tre minuti ogni ora di gioco, ad altro ancora.
Per tutte queste ragioni, chiediamo a Governo, Regioni ed Enti locali di elaborare una nuova bozza di accordo che risponda in modo più incisivo e puntuale alle criticità qui indicate.
Aderiscono alla campagna Mettiamoci in gioco: Acli, Ada, Adusbef, Ali per Giocare, Anci, Anteas, Arci, Associazione Orthos, Auser, Aupi, Avviso Pubblico, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Ctg, Federazione Scs-Cnos/Salesiani per il sociale, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Ital Uil, Lega Consumatori, Libera, Scuola delle Buone Pratiche/Legautonomie-Terre di mezzo, Shaker-pensieri senza dimora, Uil, Uil Pensionati, Uisp.
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Fonte: www.acli.it
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