Le ACLI, insieme alla Rete Pace e Disarmo, esprimono forte preoccupazione e contrarietà rispetto alla decisione dei Paesi membri della NATO di portare la spesa militare al 5% del Pil entro il 2035, come annunciato ufficialmente nelle scorse ore.
Un impegno sproporzionato e privo di reale giustificazione, che rischia di compromettere il futuro del nostro Paese e dell’Europa. Anche il premier spagnolo Pedro Sánchez ha definito questa scelta “inutile”, mentre perfino Donald Trump non prevede di raggiungere tale soglia per gli Stati Uniti.
Secondo le stime, per l’Italia questo impegno significherebbe spendere circa 100 miliardi di euro in più ogni anno nei prossimi dieci anni, risorse che inevitabilmente verrebbero sottratte a settori fondamentali come welfare, sanità, protezione ambientale, istruzione e transizione ecologica. Tutti ambiti che rappresentano la vera sicurezza delle persone.
Mentre il governo italiano definisce tale spesa “necessaria e sostenibile”, noi crediamo che più armi non portino né maggiore sicurezza né sviluppo economico. I dati parlano chiaro: negli ultimi vent’anni, l’aumento delle spese militari non ha portato a una diminuzione dei conflitti o a una maggiore stabilità internazionale. Al contrario, il mondo si trova oggi in una fase di forte deterioramento della pace globale.
Nel solo 2024 la spesa militare mondiale ha raggiunto la cifra record di 2.718 miliardi di dollari, con un aumento del 9,4% rispetto all’anno precedente. In Europa, i bilanci per la difesa sono già tre volte superiori a quelli della Federazione Russa.
Le ACLI, da sempre impegnate nella costruzione di una società più giusta e pacifica, condividono pienamente le richieste della campagna “Ferma il Riarmo”, promossa da Greenpeace Italia, Fondazione PerugiAssisi, Rete Italiana Pace e Disarmo e Sbilanciamoci:
✔️ Ridurre la spesa militare a livello nazionale e internazionale
✔️ Destinare le risorse liberate a investimenti sociali, sanitari, ambientali e per la pace
✔️ Tassare gli extra-profitti delle industrie belliche
✔️ Ridurre i fondi destinati alle missioni militari all’estero
✔️ Rafforzare i controlli sull’influenza delle lobby dell’industria militare
La sicurezza vera non si costruisce con le armi, ma investendo nelle persone, nella giustizia sociale e nella cooperazione internazionale.
Per questo, chiediamo al governo italiano e agli altri Paesi NATO di non formalizzare l’impegno al 5% del Pil e di fermare la pericolosa corsa al riarmo.
Un’altra strada è possibile: scegliamola insieme.
Fonte: www.acli.it