Dopo la parentesi dell’Assunta, la Parola di oggi torna al discorso eucaristico del pane di vita, riportato dal quarto Vangelo, un discorso così nuovo, così fuori da ogni tradizione e perciò così difficile da ascoltare e ancor più difficile da accogliere, da coloro che incontravano Gesù sul loro cammino.
Ma prima, la pagina tratta dal libro dei Proverbi: questo banchetto, con il relativo invito… richiama la famosa parabola raccontata dal Signore, pochi giorni prima del suo arresto: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per il figlio; egli mandò ripetutamente i servi a chiamare gli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.” (cfr. Mt 22,1-14)….Ma gli invitati non vollero andarci. Alcuni uccisero addirittura i servi mandati dal re ad invitarli. L’epilogo è tragico, come sapete. Il re manda l’esercito, stermina quegli invitati indegni, mettendo a ferro e fuoco le loro città.
Anche noi abbiamo sempre qualche impegno urgente, talmente urgente che non siamo più in grado di riconoscere le occasioni importanti, più importanti delle urgenze che quotidianamente ci tocca affrontare. E così anche noisiamo travolti dal vortice frenetico che ci trascina via, con la violenza di una centrifuga, e ci porta lontano: lontano da Dio e anche da noi stessi.
Le occasioni preziose, bisogna coglierle al volo! difficilmente ritornano; lo afferma anche S.Agostino:“Timeo Deum transeuntem”, temo che Dio mi passi accanto senza che me ne accorga.
San Paolo ribadisce il concetto, mettendoci in guardia dalla tendenza a perdere tempo, soprattutto ai nostri tempi così difficili, – cito testualmente – in questi giorni così cattivi. “Non siate sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore”: secondo l’Apostolo dei gentili, l’antidoto che ci salva dai veleni della vita è proprio la liturgia: rendere grazie a Dio, celebrare il nome del Signore nostro Gesù Cristo. Come tante volte è stato detto – rischio di diventare noioso – l’Eucaristia (festiva) si intromette nel ritmo alienante della settimana, scandito della produzione, (l’Eucaristia) manda in crisi, o, almeno, mette seriamente in discussione lo stereotipo occidentale dell’homo faber l’uomo funzionale al mercato, e (mette in discussione) il mercato stesso, quello reale di beni e servizi, e quello virtuale della speculazione finanziaria…
Intendiamoci: Gesù non è ostile ai beni materiali e non materiali; Gesù ci ricorda che l’uomo è più importante di ciò che produce e consuma. E proprio perché l’uomo è più importante, l’uomo sa riconoscere ciò che veramente conta nella vita, ciò che è degno di lui, degno di un uomo, degno di tutti gli uomini (e di tutte le donne); perché è stato fatto per lui, soltanto per lui! È il pane del Cielo. Lo ripeto:questo pane è fatto apposta per l’uomo, e l’uomo per questo pane!
Ma ecco che iniziano le polemiche!
Curioso – meglio sarebbe dire drammatico! – il quarto evangelista ci scrive che “i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
Costoro sono un po’ come molti rappresentanti autorevoli della cultura odierna, della politica, dell’economia… un circolo privato, un’accademia per addetti ai lavori… hanno perso il contatto con la realtà, con Gesù – ammesso che lo abbiano mai avuto, il contatto reale con Gesù – e discorrono, elucubrano tra loro, chiusi nel loro mondo di principi assoluti, indiscussi e indiscutibili…
Mi vengono in mente i due discepoli che scendevano da Gerusalemme a Emmaus, la sera di Pasqua e, strada facendo discorrevano tra loro dei fatti della passione (cfr. Lc 24).
Possiamo discorrere tra noi sui principi fondamentali della morale, sui massimi sistemi…
Ma se ci fermiamo lì, facciamo solo teoria! e con la teoria non si salva il mondo e non si salvano neanche gli uomini! È necessario uscire dalla teoria, dai principi primi primi, dai massimi sistemi! È necessario uscire dalle nostre (comode) accademie, per ritornare a vivere nel mondo, a contatto con i problemi reali, i nostri problemi; con le sofferenze reali, le nostre sofferenze.
Ci eravamo illusi che i problemi si potessero risolvere parlandone soltanto.
Non voglio sembrare di quelli che ce l’hanno su con lo studio, con la riflessione…
Non mi sarei fatto Domenicano. Dicono che i Domenicani studiano… In verità i primi compagni di san Domenico erano docenti universitari, titolari di cattedre prestigiose a Parigi, Tolosa, Bologna…
Ce l’ho su con coloro che parlano, parlano, parlano… sanno solo parlare! ma non sudano, non si sporcano le mani… In altre parole, sono disincarnati.
L’Incarnazione è il principio cristiano che deve guidare e sostenere il nostro studio, il nostro lavoro, la nostra produzione,… a servizio di Dio, del mondo e dell’uomo!
In-carnarsi fu la scelta del Figlio di Dio. In-carnarsi ha a che fare con la carne di Cristo e il sangue di Cristo, proprio come insegna il Vangelo di oggi.
Forse era questa l’idea che ispirò la Chiesa italiana degli anni 70 a lanciare slogan come “Evangelizzazione e promozione umana”, “Evangelizzazione e sacramenti”. Del resto, anche Gesù scelse di non insegnare e predicare soltanto, come facevano i rabbini del suo tempo e i mastri della Legge. Gesù guariva le persone, Gesù condivideva la vita con gli amici, Gesù serviva i poveri, Gesù lavava i piedi ai discepoli…
Il Signore non era un intellettuale ozioso, il Signore era un uomo completo, talmente completo da non potersi identificare in nessuna categoria né umana, né professionale.
Dunque, non basta ascoltare gli insegnamenti di Gesù; è necessario vivere come Lui è vissuto; è necessario farele stesse scelte; è necessario assumere gli stessi atteggiamenti nelle situazioni analoghe. Inutile obbiettare: “Ma Lui era il Signore, Lui era Dio, io non sono Dio!”.
I santi hanno capito che si crede non solo a parole, si predica non solo a colpi di proclami e di frasi ad effetto… I santi sono persone come noi…ma con un po’ più di coraggio.
fr Massimo Rossi