Forte preoccupazione della Fap Acli di Trento e Associazione Rappresentanti Ospiti e Familiari RSA circa l’idea di accorpare in un unico Ente tutte le strutture territoriali delle Case di Riposo della provincia di Trento .
In un documento congiunto le due associazioni chiedono , rispetto alla proposta dell’Assessore provinciale che nel suo progetto intende accorpare le 41 APSP presenti in provincia concentrando un unico Cda e una unica struttura tecnico amministrativa, di valutare bene i costi e i benefici dell’operazione.
La Fap Acli e Arof sottolineano che appare auspicabile, nell’analisi della gestione della RSA, una netta distinzione tra procedure amministrativo-contabili e processi qualitativi di assistenza.
Infatti per i primi è ammissibile o anche necessaria una complessiva razionalizzazione, incentrata sul coordinamento e la standardizzazione, ai fini di una interna “spending review”, che si può facilmente ottenere ricorrendo ad acquisti centralizzati e accentramento/omogeneizzazione di operatività amministrative. Per i secondi invece occorre assumere in pieno le logiche del Welfare di “comunità”, capaci di sottolineare le funzioni sociali proprie dei territori comunali, in modo da rafforzare nell’animo dei singoli cittadini l’ amore e il senso della dignità da riconoscere in coloro che ci hanno preceduto nella storia dei nostri territori natali.
La struttura amministrativa e manageriale dell’Azienda unica non riuscirebbe certo a relazionarsi con i familiari degli ospiti, e nemmeno a realizzare quella prossimità di interazione che è propria delle attuali Strutture locali, capaci di creare un mondo affettivo intorno agli anziani, col risultato di evitare in particolare ai “non autosufficienti” deprimenti standardizzazioni dovute a decisioni centralizzate e non concordate con gli affetti più cari.
Non è dunque da scartare a priori l’ ipotesi di un modello centralizzato nelle procedure per ridefinire assieme la produzione dei servizi. La richiesta di equi finanziamenti, secondo un moderno studio dei carichi assistenziali e nel massimo rispetto dei LEA nei casi di segnalata gravità, aiuterebbe ad unire le sinergie di tutti i territori per creare valide reti sociali e assistenziali, che coprano tutte le esigenze del caso.
Fare unione, dunque, per difendere le prerogative dei territori e delle loro comunità, valutando percorsi condivisi, eventualmente da accorparsi, in modo da definire funzioni ed attività comuni, senza per questo creare un’Azienda spersonalizzata con una Direzione lontana, che riuscirebbe solo a distruggere il delicato compito di assistenza, che, doverosamente ,si deve per riconoscenze a tutti nostri Anziani.