Dopo mesi di confronto, a tratti anche complicato, fra Patronati e Governo, che ha portato ad una riduzione dei tagli inizialmente previsti nella legge di stabilità, si consolida il clima di dialogo mentre procede l’attuazione della riforma dei Patronati.
Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, intervenendo al seminario organizzato oggi dal Patronato Acli, è convenuto sul fatto che «i Patronati hanno una forte ragion d’essere tra i cittadini. Per costruire una società più coesa e corresponsabili, ben vengano – ha aggiunto il ministro Poletti – le infrastrutture sociali come i Patronati, con le loro idee e le loro iniziative. Dobbiamo costruire il massimo della complementarietà tra società, stato e mercato, senza diffidenze e senza accondiscendenze. I Patronati sono importantissimi in un’ottica di welfare che punti a cambiare logica, passando dal trasferimento monetario alla presa in carico dei cittadini in difficoltà. Si deve uscire dal meccanismo per cui si accede a delle prestazioni di welfare in quanto si appartiene ad una categoria per riconoscere i diritti in quanto cittadini».
Dagli interventi di vari esperti e tecnici dei patronati Cepa, di Inps e Inail sono emersi numerosi dati che confermano l’utilità sociale dei Patronati a fronte di costi assai contenuti, e l’attualità del loro sistema di mutualità che consente di offrire servizi gratuiti anche ai cittadini più deboli.
Per questo «il Patronato del futuro – ha affermato Paola Vacchina, Presidente del Patronato Acli – sarà non solo patrocinio di pratiche, ma sempre di più patrocinio di percorsi di emancipazione, di cittadinanza, di intrapresa: patrocinio di progetti che rendano buona la vita personale e solidale e coesa la vita sociale».
Gianni Bottalico, Presidente nazionale Acli, ha confermato la disponibilità delle Acli a concorrere alle prospettive di collaborazione aperte dalla legge di riforma dei Patronati, la 190/2014, ed a «contribuire a un disegno complessivo di welfare, che si ponga come obiettivo quello di invertire la tendenza all’aumento delle disuguaglianze che si è manifestata con la crisi, e di ridistribuire la ricchezza sotto varie forme, non solo economiche, per creare le condizioni di sicurezza e coesione sociale che concorrono a far ripartire l’economia».
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