Ho cercato sempre di immaginare cosa possa essere avvenuto nel cuore di Giuseppe quando ricevette da Maria, sua promessa sposa, il segreto dello stato interessante in cui si ebbe a trovare. Ammetto sia solo una mia interpretazione (non è scritto nel vangelo che Maria glielo disse), ma credo ragionevolmente che gliene parlò. Come dovette sentirsi Giuseppe davanti a tale notizia? Come uomo, come promesso sposo, come onesto artigiano, come abitante del piccolo villaggio di Nazareth. L’evangelista Matteo ci dà pochissime notizie sulla sua figura e sulla reazione all’inaudito fatto. Forse sta proprio in questa comunicazione così scarna di particolari l’indicazione dello spessore spirituale ed umano di Giuseppe. Come se non fosse pienamente accessibile il mistero della sua persona, la conoscenza del suo cuore. Matteo ci riferisce sostanzialmente queste cose: Giuseppe è un uomo che si sta sposando, sta per coronare il suo sogno d’amore formandosi una famiglia. Ci dice che è un uomo giusto, un uomo che sa riflettere prima di agire. Un uomo che conosce la Legge, dunque ben incarnato nel suo popolo. È un uomo che sa ascoltare bene: lo fa benissimo anche quando dorme (Mt 1,20-21). È un uomo obbediente e di fede: una volta sveglio, fa quello che gli è stato spiegato in sogno (Mt 1,24). Ma vorrei sottolineare quello che rende Giuseppe così grande soprattutto in quanto ci è riferito al v.21: poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
In Israele, come presso altri popoli, il matrimonio tra un uomo e una donna ha implicazioni sociali importanti. Per questo esistono consuetudini e leggi che disciplinano la struttura di vita che ne consegue. La legge era chiara: lo stato interessante in cui si trovasse una donna che si fosse promessa a un uomo prima di andare a vivere con lui, dava a quell’uomo le chiavi sulla vita e sulla morte della donna. C’era l’atto di ripudio formale e come pena l’eventuale procedimento della lapidazione. Ed ecco che proprio in questa sofferta vicenda emergono, quasi nascondendosi, i tratti divini dell’umanità di Giuseppe. Egli infatti, davanti a quanto è incomprensibilmente accaduto, non riesce a credere subito alla versione di Maria. Ma non riesce nemmeno ad avere sentimenti di avversione verso di lei. Quale sposo non avrebbe avuto, almeno inizialmente, tali sentimenti? In prossimità della tua festa di amore, la tua sposa ti comunica di avere in grembo un figlio non tuo! Giuseppe è giusto perché ha lo sguardo giusto su Maria e sulla realtà. Giuseppe non scappa dal suo sgomento, ci resta dentro con gli occhi innamorati su Maria. Fino a quando non riceve l’aiuto da Dio, egli pensa di procedere a quanto la Legge chiede, ma in segreto: non vuole accusarla e non vuole che la sua dignità sia intaccata. Maria gli sta comunque a cuore. Cosa c’è già nel camminare verso questa decisione se non una lezione d’amore? E non solo.
In un mondo continuamente a caccia dell’ultima notizia che possa accusare, dileggiare o infangare la dignità della persona (anche di quella che possa aver sbagliato gravemente), la decisione di Giuseppe suona come una lezione di umanità prima che di amore. Le aumentate possibilità della comunicazione umana sono da salutare come una risorsa certamente importante, ma dovrebbero essere al servizio dell’umanità delle nostre relazioni, non della loro disumanizzazione o distruzione. In questo pensare di Giuseppe vediamo il procedere di un uomo che non gode della squalifica o di altro male che si abbatte sugli altri, un uomo che non si fa vincere da reazioni “di pancia” e che dunque matura una decisione usando la testa. Un uomo insomma, che custodisce in se stesso una sana gerarchia dei valori in gioco all’interno della sua drammatica vicenda. Nella liquidità di pensieri e comportamenti dell’esistenza odierna, possa il Signore regalarci uomini nuovi come Giuseppe! Perché di certo c’è grande novità in quello che egli solo si propone: in lui vive una legge che sa andare oltre la legge conosciuta, poiché la interpreta nella sua genuinità. Giuseppe è un uomo che ama e protegge la vita. Anche se si avvia a distaccarsi da Maria, pensa, da vero amante qual è, che l’unica soluzione per uscirne tutti in modo giusto è quella di lasciar vivere Maria.
L’uomo che vive di fede sa fermarsi alla soglia del suo limite, lo accetta e attende da Dio l’aiuto per varcarlo. Una vicenda simile a quella che gli è capitata, a me avrebbe tolto giorni e giorni di sonno. A Giuseppe no. Anzi, proprio nel sonno gli viene incontro Dio per sciogliere il sacro dilemma che vive nel suo cuore: lasciare andare Maria a modo suo? Oppure prendere in sposa Maria così com’è? Nella oscura notte della fede, Giuseppe si abbandona. Per quello che capisce di quanto gli è toccato in sorte, propende più per il lasciarla andar via segretamente, pur con il cuore ancora innamorato e perciò addolorato. Ma Dio la pensa diversamente e glielo spiega: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù… Giuseppe scopre che non fuori, ma dentro di sé, nei meandri profondi di ciò che non conosce ancora, c’è una legge superiore alla legge che si chiama Amore. Amore: un mistero che chiamiamo “Dio”, gli ha sussurrato: “caro Giuseppe, tu ci vedi bene, i tuoi occhi non si sono sbagliati con Maria. La legge è importante, ma non ha occhi per vedere ed amare. Ti ho dato io questi occhi su di lei. Ora stai capendo lentamente chi sei, stai comprendendo che ho bisogno di te. Ti ho scelto come sposo per Maria, che è davvero la tua sposa. Quando irrompo nella vita umana, io non tolgo mai doni, semmai li moltiplico. Lascia dunque che la vita che sta crescendo in lei diventi la tua vita. Lascia che il tuo cuore diventi padre di questa vita, anche se non hai messo la tua scintilla per generarla. Lascia che il mio disegno si avveri: tu, con Maria, sei l’uomo che darà il nome a Dio sulla terra, voi due avrete un onore che mai fu concesso agli uomini.”
Don Giacomo Falco Brini