Una ricerca condotta da McCann Worldgroup (The Truth About Age, campione 24 mila persone in 30 Paesi) ha messo in luce come l’età anagrafica non ha mai avuto così poca importanza nella definizione di una persona come in questa epoca. Emerge, infatti, una fluidità generazionale che porta, ad esempio, i giovani ad avere paura della morte e gli over 65 a ritenere che non sia mai troppo tardi per innamorarsi. Esempi che mostrano un nuovo lato della vecchiaia e della pensione. Non più momenti di ritiro e quiete, ma traguardi che una volta raggiunti permettono di godere della vita, potendo contare su maggior tempo per se stessi, libertà e disponibilità economiche.
Su una scala da 1 a 10 (dove 1 è il minimo) le persone di vent’anni si ritengono vecchie a livello 4, mentre dai trenta a settant’anni si ritengono tutte vecchie a livello 5. In Italia, Paese generalmente ottimista, la percezione di vecchiaia è ancora più bassa, infatti le persone indicano il livello 4. Se in Italia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i più giovani guardano con timore al futuro, i loro nonni, paradossalmente, si sentono più svincolati dal concetto di età e più sereni nell’accettare quel che si ha.