Le ACLI si uniscono al Patriarca latino card. Pizzaballa e a tutti i Patriarchi ed i capi delle Chiese cristiane di Terrasanta nel denunciare l’ennesimo episodio di prevaricazione, avvenuto qualche giorno fa a Taybeh, che rientra nell’ormai evidente strategia dell’estremismo di destra israeliano di voler cacciare gli arabi – indipendentemente dalla loro fede religiosa- dai territori che abitano da secoli, rendendo impossibile l’aspirazione ad una Terrasanta che, come scrivono i capi delle Chiese cristiane in un comunicato congiunto, sia finalmente “un mosaico di fedi diverse, che vivono insieme pacificamente con dignità e sicurezza.”
Il 7 luglio, infatti, un gruppo di coloni israeliani radicali ha assaltato il villaggio di Taybeh, l’unico insediamento interamente cristiano rimasto in Cisgiordania, incendiando il cimitero e lambendo l’antica chiesa di San Giorgio: l’incendio è stato domato grazie al pronto intervento dei residenti e dei vigili del fuoco (mentre la polizia israeliana, pur sollecitata ad intervenire, è rimasta inerte), ma questo è solo l’ultimo di una serie di episodi persecutori che sono sintetizzati da uno dei cartelli inalberati dai coloni: “Per voi qui non c’è futuro”.
La sicurezza della popolazione israeliana ci sta a cuore quanto quella dei palestinesi, ma non è certo da Taybeh che partono i terroristi: in ogni caso la sicurezza, quella vera, non nasce dalla violenza e dall’intimidazione, ma dal dialogo e dal rispetto della legge.
Chiediamo quindi alle autorità israeliane, se davvero hanno a cuore il profilo del loro Paese come una democrazia basata sui principi dello Stato di diritto, di voler mettere un freno a queste violenze che contraddicono tutti gli accordi siglati fra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese sotto l’egida delle organizzazioni internazionali, tutelando la libertà religiosa e l’incolumità della popolazione di Taybeh e di tutta la Cisgiordania, facendo cessare i quotidiani attentati alle poche proprietà di persone già impoverite .
Leone XIV ha ricordato recentemente che la Chiesa è impegnata alla profezia anche e soprattutto quando essa “esige l’audacia di opporci al potere distruttivo dei prìncipi di questo mondo”: chiediamo quindi che sia udita la voce veramente profetica di coloro che rappresentano tutti i credenti in Cristo in Terrasanta, affinché cessi ogni violenza e finalmente la parola torni alla diplomazia, alla ragionevolezza, alla costruzione della pace.
Fonte: www.acli.it