La visita di Ursula von der Leyen, insieme alla premier italiana Meloni è l’ennesima “timbratura di cartellino” di facciata e occasione mancata per ragionare intorno al tema del fenomeno migratorio in maniera seria, lungimirante e diversa, vista l’inefficacia delle misure europee e nazionali dell’ultimo decennio.
Infatti, la filosofia di fondo continua ad essere quella che emigrare è oggi un reato e pertanto va punito. In questo modo non si può uscire dal recinto di misure meramente securitarie, in barba ai principi umanitari sbandierati dall’Europa e a quelli contenuti nella nostra Costituzione.
Insomma un film già visto di cui conosciamo il finale: duri con chi ci chiede aiuto e morbidi con quelli che non rispondono ad una chiamata alla responsabilità.
Il Piano in dieci punti per l’emergenza migranti presentato a Lampedusa dalla Presidente della Commissione Europea non si sposta dalle precedenti proposte (molte delle quali già esistenti) che, come tutti hanno potuto constare, sono state fallimentari, visto che sulle “invasioni” tanto temute negli anni non hanno avuto alcun effetto. Si ritrova, fra i diversi punti, l’esternalizzazione delle frontiere – questa volta con la Tunisia – condotta con Paesi che non garantiscono i più elementari diritti umani; si ritrova la sollecitazione ai Paesi membri ad attivare il meccanismo volontario di solidarietà per accogliere i migranti a cui mai nessuno, o quasi, ha risposto; si ritrova il sostegno all’Italia per velocizzare la risposta di richiesta d’asilo, ma una reale riduzione dei tempi può avvenire solo con una formazione/potenziamento degli organici italiani che attualmente sono sottodimensionati.
Il fenomeno migratorio è ormai strutturale. Concentrarsi sulla chiusura delle frontiere, costruendo il fortino UE, anziché aprirle pensando a politiche di ingresso legali è pura illusione. Lo dicono i numeri.
Mentre l’Europa gira a vuoto senza modificare la sua visione e senza alcuna proposta innovativa, le ultime norme del Governo Meloni si concentrano sulla sicurezza anche se non esiste nessuna maniera legale per entrare in Italia.
Si pensa ad aumentare i centri di permanenza, veri e propri luoghi di detenzione dove sono trattenute delle persone che non hanno commesso alcun reato. Inoltre, si prolunga da 12 a 18 mesi il tempo massimo del trattenimento dei migranti ai fini del rimpatrio. ” Forse giova ricordare che uno dei valori fondanti dell’Europa è la libertà degli esseri umani e che “recludere “ le persone per un anno e 6 mesi vuol dire limitare un diritto fondamentale sancito e difeso dal diritto internazionale e dalla Costituzione della Repubblica.” Così afferma Antonio Russo, Vice Presidente delle Acli nazionali, che, continua nella sua analisi del provvedimento, “per queste due misure serve un investimento economico non da poco che invece potrebbe essere utilizzato per la prima e seconda accoglienza, onde avviare un processo di inclusione e integrazione dei migranti di cui il Paese ha bisogno, dal punto di vista economico, culturale e sociale. “
Fonte: www.acli.it