Il 24 Marzo di 35 anni fa Mons. Romero Vescovo di San Salvator veniva assassinato mentre celebrava la Santa Messa
Nel corso di quest’anno Mons Romero Vescovo di San Salvador sarà beatificato.
Mons. Romero è stato assassinato a San Salvador il 24 Marzo 1980 , mentre celebrava la Messa, a causa del suo impegno per la difesa dei diritti e per la promozione della giustizia sociale, in un momento in cui in quel paese infieriva la repressione sociale e politica.
L’amore e la dedizione che unisce Romero al popolo salvadoregno, che fin dal suo assassinio lo prega e lo invoca come San Romero d’America, è racchiuso nelle ultime parole pronunciate dal vescovo prima di essere ucciso, mentre elevava il calice: “Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo e il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo”. E ancora, nella frase che era solito ripetere nei momenti in cui la sua denuncia delle ingiustizie si faceva più aperta e la sfida al regime più pericolosa: “Se mi uccidono risorgerò nel mio popolo”.
Da oggi tutta la Chiesa cattolica riconosce in Oscar Romero, un beato martire della giustizia e della pace.
Presentiamo alcune frasi di Mons Romero e un brano tratto dall’omelia durante la Santa messa del 24 Marzo 1980 presso la cappella dell’ ospedale della Divina Provvidenza dove venne ucciso.
Omelia del 9 Settembre 1979
È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un’opzione preferenziale per i poveri. È uno scandalo che i cristiani di oggi critichino la Chiesa perché pensa “in favore” dei poveri. Questo non è cristianesimo! Molti, carissimi fratelli, credono che quando la Chiesa dice “in favore dei poveri”, stia diventando comunista, stia facendo politica, sia opportunista. Non è così, perché questa è stata la dottrina di sempre. La lettura di oggi non è stata scritta nel 1979. San Giacomo scrisse venti secoli fa. Quel che succede, invece, è che noi, cristiani di oggi, ci siamo dimenticati di quali siano le letture chiamate a sostenere e indirizzare la vita dei cristiani. A tutti diciamo: “Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo”.
Dal discorso Univerità Lovanio in occasione della laurea honoris causa 2 Febbraio 1980
«È una novità, nel nostro popolo, che i poveri vedano oggi nella Chiesa una fonte di speranza e un sostegno dato alla loro nobile lotta di liberazione. La speranza che la Chiesa sostiene non è ingenua né passiva. La speranza che predichiamo ai poveri è perché sia loro restituita la dignità, è per dare loro il coraggio di essere, essi stessi, gli autori del loro destino. In una parola, la Chiesa non solo si è voltata verso il povero, ma fa di lui il destinatario privilegiato della propria missione. La Chiesa non solo si è incarnata nel mondo dei poveri, dando loro una speranza, ma si è impegnata fermamente nella loro difesa (…). Esistono tra noi quanti vendono il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali (cfr. Amos 2, 6); quanti accumulano violenza e rapina nei loro palazzi (Amos 3, 10); quanti schiacciano i poveri (Amos 4, 1); quanti affrettano il sopravvento della violenza, sdraiati su letti di avorio (Amos 6, 3-4); quanti aggiungono casa a casa e annettono campo a campo, fino a occupare tutto lo spazio e restare da soli nel paese (Isaia 5, 8)
Questi testi dei profeti Amos e Isaia non sono voci lontane di molti secoli fa, non sono solo testi che leggiamo con riverenza nella liturgia. Sono realtà quotidiane, la cui crudeltà e intensità sperimentiamo ogni giorno».
Omelia 24 marzo 1980 nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza San Salvador
Vi supplico, cari fratelli, di guardare queste cose dal momento storico, con questa speranza, con questo spirito di offerta, di sacrificio e fare ciò che possiamo. Tutti possiamo fare qualcosa: da subito un sentimento di comprensione. Questa santa donna che oggi stiamo ricordando, non ha potuto forse fare cose molto dirette, ma incoraggiando quelli che potevano lavorare, comprendendo la loro lotta, e soprattutto pregando e, anche dopo la sua morte, dicendo con il suo messaggio d’eternità che vale la pena di lavorare perché tutti questi aneliti di giustizia, di pace e di bene che già abbiamo in questa terra, li abbiamo formati se li illuminiamo di una speranza cristiana perché sappiamo che nessuno può per sempre e che quelli che hanno messo nel loro lavoro un sentimento di fede molto grande, di amore a Dio, di speranza tra gli uomini, poiché tutto ciò sta abbondando ora, negli splendori di una corona che deve essere la ricompensa di tutti coloro che lavorano così, spargendo verità, giustizia, amore bontà sulla terra e non si ferma qui ma purificato dallo spirito di Dio, ci raccoglie e ci da la ricompensa.
Questa santa messa quindi, questa Eucarestia, è precisamente un atto di fede. Con fede cristiana sappiamo che in questo momento l’ostia di frumento si trasforma nel corpo del Signore che si offrì per la salvezza del mondo e che in questo calice il vino si trasforma nel sangue che fu il prezzo della salvezza. Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini alimentino anche noi per dare il nostro corpo e in nostro sangue alla sofferenza e al dolore, come Cristo, non per sé, ma per offrire concetti di giustizia e di pace al nostro popolo. Uniamoci quindi intimamente con fede e speranza a questo momento di preghiera per la signora Sarita e per noi
Vai alla biografia di Mons. Romero a cura di Antonio Nanni (1997) Timonieri, EMI, Bologna