Morti Rotta Balcanica, Acli: serve un cambio di passo per mettere fine a queste tragedie e per cambiare realmente il sistema d’asilo europeo

“Gli 11 morti, tra cui un bambino di 9 mesi, nell’attraversamento del fiume Drina, che divide la Serbia dalla Bosnia, nella cosiddetta rotta balcanica, sono un’atra ferita per tutti noi. La tragedia dei morti sulla rotta balcanica, a cui si presta ancora meno attenzione rispetto alle traversate del Mediterraneo, deve risvegliare le nostre coscienze e deve spingerci ad un impegno ancora più forte per smuovere il nostro Governo e le istituzioni europee a cambiare politiche migratorie cercando soluzioni vere e di lungo periodo di fronte a quella che ormai è una questione strutturale.” Così Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale delle ACLI, ha commentato l’annegamento di 11 migranti avvenuto ieri nei pressi del fiume Drina.“Le Acli sono presenti da più di 20 anni sulla rotta balcanica, grazie al lavoro della Ong IPSIA Acli, e sono testimoni di una vera catastrofe umanitaria. Con il passare degli anni le condizioni della rotta peggiorano, e quindi le persone continuano a cercare percorsi alternativi:tutto ciò si traduce in aumento delle violenze e anche più vittime lungo la strada e la cosa che ci preoccupa è che 80% delle presenze è ancora composto da single man ma un 20% è rappresentato da famiglie con minori – ha aggiunto Marco Calvetto , Presidente nazionale di IPSIA ACLI – Non possiamo più assistere inermi alla violazione ripetuta dei diritti delle persone che premono ai nostri confini chiedendo protezione. Occorre un sistema di accoglienza ed integrazione diffuso, e certo il nuovo Patto su Asilo e Migrazione non va in questa direzione.”“Tutti siamo testimoni di una disumanità che stride con i valori su cui è fondata l’Unione Europea ma alcuni valori non sono negoziabili, a partire dall’accoglienza e dalla protezione di chi, per una ragione od un’altra, è costretto a lasciare la propria casa. – ha aggiunto Manfredonia – Chiediamo che tutti gli stati membri intensifichino l’impegno che non si traduca solo in maggiori controlli o esternalizzazione delle frontiere, ma in una vera politica dell’accoglienza e della gestione dei flussi perché sul fenomeno migratori l’Italia come tutta l’Europa si gioca davvero il proprio futuro” .

Fonte: www.acli.it