Naufragio Libia, Acli: da Europa più fatti concreti

“Negli anni i morti aumentano e accresce la nostra responsabilità. Le parole non sono sufficienti per lavarsi la coscienza, occorre più coraggio e determinazione” Così Il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, a proposito del naufragio avvenuto ieri al largo della Libia. Si tratta di circa 100 migranti, tra cui bambini, aggrappati al gommone che li ha traditi in quanto con ogni probabilità non ha retto al loro peso. Il filmato della Open Arms, che ha tentato di salvare i naufraghi, colpisce per la disperazione delle persone da trarre in salvo e per la forza e l’umanità dei soccorritori, abbandonati a loro stessi; questa ong, infatti, è l’unica rimasta in mare visto che tutti gli altri assetti umanitari, con vari pretesti, sono stati interdetti e/o multati.
Per l’ennesima volta abbiamo sentito Ursula Van der Leyen proferire belle parole in una recente seduta parlamentare. Dice testualmente che “ciascuna persona, ciascun essere umano ha una dignità solenne che non potrà mai essere toccata, indipendentemente da dove provenga l’individuo” e continua dicendo che l’anno scorso in Europa sono arrivati 140.000 profughi e che dovremmo essere in grado di gestire questi numeri.
“Bene, se questo è il pensiero della Presidente della Commissione Europea è ora di passare dalle parole ai fatti” afferma Antonio Russo, componente di Presidenza nazionale Acli con delega all’Immigrazione. “Di fronte al Cimitero Mediterraneo, ci aspettiamo da parte dell’Europa una reazione meno ipocrita e più fattiva. L’UE, anziché esternalizzare le sue frontiere, girandosi dall’altra parte di fronte alla violenza che i migranti subiscono in Libia o alla morte in mare per sfuggirne, ripristini un sistema strutturale di search and rescue, attivi canali umanitari, superi il Trattato di Dublino e non lasci alla buona volontà dei paesi membri la ricollocazione dei migranti. Sono anni che viviamo il fallimento della blanda politica di relocation dell’UE che continua a responsabilizzare eccessivamente i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mentre gli altri se ne lavano le mani”.

Fonte: www.acli.it