Nella liturgia di questa domenica si parla di resurrezione in un crescendo che va dal brano dell’Antico TestamentoT che meditiamo nella prima lettura: Ecco io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, fino alla vittoria definitiva sulla morte del Signore attraverso la pagina del Vangelo di Gv. La scena avverrà a Betania che vuol dire «La casa del povero afflitto»; e si parla di Lazzaro. Lazzaro è una abbreviazione di Eleazzaro, che vuol dire «Dio aiuta». È Dio che ci salva, non ci salva dalla morte, perché siamo mortali, ma ci salva nella morte. Ci sono anche due sorelle: Marta e Maria. E’ importante porre l’attenzione su questo rapporto di amicizia che c’è tra loro e Gesù, fino a mandare a dire che colui che ama è infermo; in greco l’infermo è colui che non sta in piedi. Un’amicizia che ha solide fondamenta e che si coltiva nella quotidianità, fidandosi e affidandosi: Chi crede in me anche se muore, vivrà! Gesù appena sa che il suo amico è infermo, rimane dov’era e comincia a parlare con i discepoli dicendo: Questa infermità non è per la morte, ma per la gloria di Dio. Che cosa vorrà dire? Il Signore viene a svelare a tutti la Gloria di Dio, viene a dirci un nuovo modo di pensare la morte, viene a rivelarci il Padre, come Colui che con amore cura le nostre infermità. Al 3°giorno dalla morte, va! A noi verrebbe da dire che va semplicemente per circostanza, per le condoglianze. Ma il suo mistero di salvezza supera la nostra logica umana. I discepoli lo ostacolano, ponendo loro delle serie questioni. Ma Gesù li invita a seguirlo, li invita a camminare nella luce, una luce che riceveranno nella Croce e dalla Croce. E poi aggiunge: vado a svegliare il mio amico Lazzaro, non è morto, dorme. I discepoli non capiscono che Gesù allude alla sua morte e allora li aiuta e dice: Lazzaro è morto. Ora parla di morte e del suo risveglio per rivelare a tutti la gloria di Dio. Marta ascoltò e andò incontro. Principio della fede sta proprio in questa capacità di ascoltare il Signore e uscire per andargli incontro. Uscire da noi stessi, dal nostro modo di vedere intimistico. Andare per vivere una esperienza nuova, vera. E in questo ritmo alternante tra ascolto e sequela; Maria sceglie di stare a casa, sembra quasi assorta nel suo dolore, o potrebbe significare totale fiducia nel suo amico Gesù. Marta vorrebbe il miracolo, Gesù, in un certo senso lo fa, ma vuole porta ciascuno di noi a un livello più alto: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna (…) è passato dalla morte alla vita. (Gv, 5, 24). Credere in lui è superare lo scoglio della morte fisica: chiunque crede in me, non morrà in eterno. Credi questo? Questa domanda oggi è rivolta anche a noi, crediamo che questo avvenga e avviene già? Crediamo in questo amore oltre la morte? Bellissime le parole in risposta: Si, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio. Una professione di fede, un risorgere insieme al fratello perché crede in Cristo Gesù, il Figlio di Dio. Ed è per questo che in lei c’è il desiderio di andare a dire a Maria quanto ha riscoperto interiormente, si sente chiamata ad annunciare. La sua voce, il suo entusiasmo, le sue parole nuove destano Maria ed esce anche lei per andare incontro Gesù. Anche Maria incontra Gesù fuori dal villaggio, proprio a voler sottolineare l’importanza del dover uscire fuori dalla situazione di morte per incontrare la vita. Se fossi stato qui: anche lei, umanamente, piange la perdita del fratello. Tutti restiamo senza parole, nel pianto. Gesù freme interiormente, sente il dolore che fa male. Pure lui piange, ma la differenza è che le sue lacrime sono d’amore, non disperate, lo amava e lo ama ancora e sente com-passione, si commuove. Va a vedere dove lo hanno porto e vuole che venga sollevata la pietra, e urla a gran voce: Lazzaro, vieni fuori! Lo chiama per nome. È legato mani e piedi, forse a simboleggiare i nostri legami che ci opprimono, Gesù dice: slegatelo: ci invita a lasciare i segni di morte nel sepolcro per esser capaci di gioire della vita. Con il Signore ci viene data l’opportunità di esser liberi dall’angoscia della morte e vivere nella consapevolezza di essere in Cristo una sola cosa col Padre e i fratelli.
Suor Tiziana Chiara
Suore Domenicane di Pratovecchio