Uno studio tedesco indica come, negli ultimi anni, l’età in cui si invecchia è stata ritardata a causa del miglioramento della qualità e dell’aspettativa di vita. Lo studio riguarda il cosiddetto ageismo, cioè l’idea di invecchiamento legata alla velocità con cui l’individuo sente di invecchiare e che a volte genera ansia e depressione. Questi due sentimenti negativi non si osservano però in chi ha una buona autostima e ha acquisito quello che la moderna psicologia chiama significato della vita, cioè la capacità di dare uno scopo alla propria esistenza.
Questo trend non sembra essere lineare e sta rallentando negli ultimi anni dopo aver avuto un clamoroso arresto durante la pandemia da COVID quando la sensazione di soggetti a rischio degli anziani li ha spinti a un atteggiamento meno favorevole nella percezione del proprio invecchiamento, che è decaduta di 5 volte dal 2017 al 2020.
Ma a parte questo particolare triennio la posticipazione della vecchiaia percepita è legata a vari fattori: innanzitutto l’aumento dell’aspettativa media della vita da una parte e il miglioramento generale della salute dall’altra hanno fatto sì che chi un tempo era visto come anziano, oggi non lo sia più considerato.