Con il recente decreto del governo è diventata ufficiale la nuova riforma delle pensioni, meglio conosciuta come “quota 100“. Sarà dunque possibile ora andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. La misura consente di lasciare il lavoro in anticipo rispetto ai vecchi requisiti di legge (67 per la vecchiaia e 43 anni e tre mesi per la pensione anticipata, a prescindere dalletà).
Secondo le stime del governo l’anticipo pensionistico riguarderà circa un milione di persone nel triennio 2019-2021. Per accedere al pensionamento con quota 100:
- Lavoratori privati : dal 1° aprile 2019 per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 e poi ogni 3 mesi dal raggiungimento dei requisiti; Dopo tre mesi: per chi ha maturato i requisiti a partire dal 1° gennaio 2019.
- Lavoratori pubblici: dal 1° agosto 2019 per chi ha maturato i requisiti all’entrata in vigore del decreto e poi ogni 6 mesi dal raggiungimento dei requisiti; dopo sei mesi: chi ha maturato i requisiti a partire dal 1° febbraio 2019.
- Lavoratori scuola e Afam: dal 1 settembre in linea con l’inizio dell’anno scolastico
Sarà possibile andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e con 41 anni e 10 mesi se donne. Una volta maturati i requisiti, lavoratori e lavoratrici percepiranno la pensione dopo tre mesi. Il decreto di quota 100 introduce anche la pace contributiva, ovvero la possibilità di riscattare periodi di buco contributivo non obbligatori per massimo 5 anni. Arriva inoltre il riscatto della laurea con lo sconto degli anni dell’università per gli under 45 che abbiano iniziato a lavorare dopo il 1996: si potranno riscattare fino a 5 anni con un versamento minimo. Prorogata sino a tutto il 2019 l‘Opzione donna che consente di andare in pensione in anticipo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo le lavoratrici con più di 58 anni (59 le autonome) e almeno 35 anni di contributi. Allungato, infine, di un altro anno la possibilità di accedere all’Ape social, l’anticipo pensionistico senza penalizzazioni per alcune categorie di lavoratori particolarmente disagiati.