Nei prossimi mesi saremo chiamati come cittadini a rispondere all’appello al voto per 4 referendum sul tema Lavoro e per un referendum sul riconoscimento della cittadinanza italiana. Il primo quesito sul lavoro riguarda la disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs act; il secondo quesito concerne l’abrogazione del tetto massimo di indennizzo fissato per legge nei licenziamenti ingiustificati nelle piccole e medie imprese; il terzo quesito è relativo all’abolizione delle norme che hanno liberalizzato i contratti a tempo determinato; il quarto quesito riguarda infine riguarda il tema degli appalti, con l’abrogazione delle norme che escludono la responsabilità solidale dell’impresa committente in appalti e subappalti, che fanno riferimento al danno differenziale derivante da infortuni. Per quanto riguarda invece la cittadinanza italiana, il referendum è l’espressione di un tentativo di semplificare il percorso di riconoscimento agli stranieri che risiedono nel nostro territorio italiano, riducendo a 5 anni di residenza il requisito necessario.
Pur non avendo partecipato alla raccolta firme per la presentazione dei quesiti referendari, pensiamo che si tratti di una sfida importante per riportare il tema del lavoro dignitoso e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza agli stranieri sia al centro delle agende politiche, sia della nostra attivazione sociale e politica nei territori, anche al fine di stimolare successivamente interventi legislativi più articolati e complessi, che il referendum abrogativo come strumento di democrazia diretta non può evidentemente assicurare. Come ACLI, quale associazione dei lavoratori e delle lavoratrici, siamo da anni attivi in numerose campagne che mettono al centro “pace, lavoro e dignità”, in quanto rileviamo e denunciamo da tempo nel nostro Paese un pericoloso arretramento che riguarda l’indebolimento delle tutele sociali, la riduzione della libertà di espressione e in particolare dell’espressione del dissenso, la colpevolizzazione delle fragilità sociale, l’aumento delle disuguaglianze, il disinvestimento nelle politiche sociali, la disumanizzazione dell’economia, la deriva securitaria nella gestione delle politiche di accoglienza.
La Direzione Nazionale delle ACLI si è espressa nella seduta del 20 febbraio appoggiando il Referendum sulla cittadinanza, per il quale dunque vi invitiamo a votare SI, in quanto riteniamo che attraverso il riconoscimento dei diritti di cittadinanza le persone provenienti da altri Paesi possano diventare parte attiva della nostra società, contribuendo alla costruzione del bene comune. La riduzione dei tempi a 5 anni per la richiesta di cittadinanza diminuirebbe inoltre la sensazione di fragilità e di precarietà che un titolo di soggiorno temporaneo inevitabilmente crea. Vogliamo però evidenziare che sul tema della cittadinanza italiana le ACLI hanno sostenuto progetti molto più ambiziosi ed aperti, rispetto a quanto prospettato da questo quesito, proposte che mettevano fortemente in discussione le attuali leggi in vigore in materia di immigrazione e che auspicavano l’approvazione di una riforma radicale, a partire dallo Ius Soli, in nome di una maggiore integrazione, secondo i principi e nella direzione indicata dalla Costituzione, oltre che dalla Dottrina sociale della Chiesa.
Il DOSSIER CITTADINANZA per approfondire il tema
La Direzione Nazionale ACLI ha inoltre ritenuto di non indicare una preferenza di voto per gli altri referendum sul lavoro, per i quali le ACLI avevano scelto lo scorso anno di non essere tra i promotori, ma di sottolineare molto l’importanza di andare a votare, invitando i soci, le strutture di base e i cittadini a dedicare le prossime settimane e mesi ad un lavoro di informazione e studio delle questioni. I quesiti sul lavoro vanno infatti ad incidere su un quadro tecnico normativo che ci pare molto complesso e articolato: ad esempio per il primo quesito, il Decreto che si andrebbe ad abrogare era già stato negli anni successivi modificato ed attenuato dalla Corte Costituzionale con una serie di sentenze ”chirurgiche”; in altri casi, come per il quesito sui subappalti, ci pare che si vada a incidere in modo molto puntuale su un aspetto molto molto specifico di un quadro nel quale sia la legge e sia la giurisprudenza avevano da tempo statuito una responsabilità solidale fra committenti, appaltatori e subappaltatori.
Il DOSSIER REFERENDUM LAVORO per approfondire il tema
In questo senso, alla Presidenza e alla Direzione è sembrato molto opportuno invitare le ACLI Regionali, Provinciali e territoriali a farsi promotrici di incontri di confronto, approfondimento, riflessione, anche coinvolgendo i comitati promotori locali, in particolare le associazioni di giovani stranieri che si sono mobilitati sul referendum cittadinanza. Solo attraverso una informazione consapevole è possibile sfruttare appieno l’opportunità di partecipazione che lo strumento referendario offre, contribuendo così al rafforzamento della democrazia nel Paese, nella conoscenza più approfondita delle implicazioni complessive e del combinato disposto con altre leggi e politiche.
Il DOSSIER SULLA SFIDA DEI REFERENDUM
Fonte: www.acli.it