Oggi in Italia quasi quattro persone su dieci hanno una malattia cronica e molti di loro sono lavoratori. E se in questi anni il dibattito sul futuro del lavoro si sta concentrando quasi unicamente sul rischio di sostituzione dei lavoratori con l’automazione, poco si dice sulle conseguenze degli epocali cambiamenti demografici che stiamo vivendo. Nella zona Euro, infatti, nei prossimi quarant’anni il tasso di partecipazione degli over 55 al mercato del lavoro aumenterà di oltre 15 punti percentuali.
In Italia la situazione è già di per se drammatica: la popolazione under 50 è diminuita di 1 milione di unità negli ultimi tre anni mentre quella over 50 è cresciuta di 1 milione. Le conseguenze di questo scenario sono evidenti. Da un lato una esponenziale crescita della spesa per sostenere il sistema pensionistico. Dall’altra, un aumento significativo di congedi per malattia, pensioni anticipate e assegni di validità che incideranno negativamente sulla produttività, ma anche sui redditi delle famiglie di tali lavoratori.
Per questo sarà importante porre rimedio, per tempo, a questo scenario, anche attraverso contesti lavorativi capaci di conciliarsi con i limiti derivanti dalle patologie croniche, mettendo a punto un rinnovato e più elastico contenuto della prestazione lavorativa che sappia tener conto dei radicali cambiamenti in atto nella società e nei luoghi di lavoro.