“Questo paese tiene ferme intere generazioni di giovani amministratori. Ci priviamo delle loro migliori energie, della capacità di lettura della società, del coraggio del cambiamento. Un altro punto che emerge dalla ricerca è la correlazione forte con il mondo del terzo settore, che è una vera e propria palestra formativa per chi fa politica.” Ha dichiarato il Presidente nazionale delle ACLI, Emiliano Manfredonia, durante la presentazione della ricerca inedita della Fondazione Achille Grandi e delle Acli Una nuova generazione politica? indagine sui sindaci under 40”, realizzata dall’IREF. Eletti soprattutto al nord e nei piccoli centri, sono in maggioranza uomini e il 70% è iscritto ad associazioni o partecipa attivamente ad attività del Terzo settore. Dalla ricerca emerge inoltre che si tratta di una generazione politica che fatica ad affermarsi nelle amministrazioni locali, pur essendo più preparata e avendo una propensione maggiore all’innovazione.
“Dal 27 al 29 ottobre a Bari nella Scuola di Formazione Giorgio La Pira, organizzata dalla Fondazione Achille Grandi e dalle Acli nazionali, – ha continuato Manfredonia – avremo la possibilità di approfondire questi temi e di accendere una luce su questa nuova generazione politica”.
La ricerca analizza il fenomeno del ricambio generazionale dei sindaci nelle amministrazioni locali. L’Iref ha raccolto 334 questionari, di cui 262 sono risultati completi in ogni sua parte, e realizzato 12 interviste qualitative a sindache e sindaci selezionati sui criteri di rappresentatività territoriale, genere e ampiezza del comune. In questo modo, si è potuto ricostruire il percorso formativo e professionale, la carriera politica e le scelte strategiche dei sindaci under 40.
Il profilo dei sindaci under 40
“Nel 2022 solo 769 sindaci eletti avevano un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, il 10,1% del totale. Di questi 113 erano donne, l’1,5% del totale; anche non considerando l’età le sindache sono appena il 15,2% degli amministratori locali”, ha affermato Cecilia Ficcadenti, ricercatrice Iref durante la conferenza. I 31-40enni rappresentano meno di un sesto del totale, scendendo vistosamente dal 15% nel 2015 al 10,4% nel 2022.
Ha una laurea almeno triennale il 43,7% dei sindaci con oltre 40 anni, tra i giovani la percentuale sale di quasi dodici punti (54,5%), arrivando al 65,5% tra le giovani amministratici locali: sono laureate due sindache su tre. Svolge l’attività di libero professionista il 40,8% dei sindaci under 40. “Nella nostra indagine abbiamo notato che la maggior parte dei sindaci continua a mandare avanti le proprie attività lavorative”, ha spiegato Ficcadenti.
Il percorso politico
Il 41,2% è iscritto ad un partito e ben oltre la metà è iscritto ad un ente di terzo settore (66,4%) o comunque prende parte attivamente alle attività (70,2%). Per il 51,9% l’esperienza di sindaco rappresenta solo una fase della vita che si mette a servizio della comunità, mentre è molto meno considerata come inizio o il proseguimento di una carriera politica (29,8%).
Nessun under 40 eletto nei grandi centri urbani
Nessun grande comune ha un primo cittadino con meno di 40 anni. L’84,3% amministra centri con meno di diecimila abitanti, in quasi la metà delle circostanze in aree interne (ultra periferiche, periferiche e intermedie 46,5%). Si tratta di zone distanti oltre venti minuti dai nuclei urbani, dove vi è di frequente una carenza di infrastrutture servizi essenziali.
Per quel che riguarda la dislocazione geografica si nota una netta prevalenza nel Settentrione: oltre due terzi degli intervistati sono sindaci in comuni del Nord-Ovest o del Nord-Est (68,7%), solo il 12,2% è primo cittadino nel Centro e poco meno di un quinto nel Sud e nelle Isole (19,1%). L’esigua incidenza numerica dei sindaci under 40 nel Meridione potrebbe essere correlata al fenomeno della fuga dei cervelli verso l’estero, che come si è detto dagli anni Duemila in avanti è stata una costante da Roma in giù, privando il Sud di una moltitudine di giovani talenti da arruolare nella politica locale.
Le azioni di governo
I sindaci under 40 risultano essere inclini ad adottare innovazioni e sperimentazioni. Infatti, quasi la totalità (98,1%) ha partecipato a bandi su PNRR e altri fondi europei, il 66% ha coinvolto nell’amministrazione enti del Terzo settore attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento, emanando anche regolamenti di amministrazione condivisa (56,5%). Tra le missioni del PNRR le priorità individuate nel proprio comune sono la cultura e il turismo (64,1%), la salute (61,1%), il lavoro (55,7%). È stato possibile individuare un divario nelle priorità anche tra nord e sud: le politiche di inclusione e coesione sociale siano considerate molto rilevanti nel 66% dei casi nel Sud e nelle isole, contro il 36,5% del Nord-Est.
Le difficoltà nel governare
I maggiori ostacoli incontrati nell’esperienza amministrativa riguardano la dimensione degli adempimenti burocratici, delle carenze di personale e della mancanza di risorse economiche.
Le reti di supporto
Il supporto nell’attività amministrativa è dato principalmente da attivisti di associazioni o altri enti di terzo settore (58,8%) e dagli amici (57,7%), mentre da politici solo nel 47,3%. Dall’analisi quantitativa emerge come le reti locali amicali e familiari non scompaiono per lasciar posto alla professionalizzazione della politica. Questo può lasciar intendere la presenza di dinastie politiche locali e consuetudini consolidate.
Rispetto alle strategie di governo con cui risolvere i problemi del proprio comune, i giovani sindaci preferiscono cercare alleanze con gli altri sindaci della zona (40,8% degli intervistati), rivolgersi alle istituzioni provinciali o regionali (31,7%) e coinvolgere il terzo settore e le associazioni di volontariato (14,9%). Scarsa rilevanza è attribuita alle alleanze con altri partiti (1,9%) o ad attività di lobbying insieme in ANCI (1,1%).
Ad aprire l’incontro è stato il vice capogruppo PD alla Camera, l’on. Toni Ricciardi: “Vi ringrazio per questa ricerca che ci dà l’opportunità di parlare di giovani amministratori e di come valorizzare al meglio la loro esperienza nella politica”.
Santino Scirè, Presidente della Fondazione Achille Grandi, ha spiegato: “Abbiamo voluto capire chi è questa nuova generazione politica che scende in campo per prestare servizio alla comunità, quali sono le sue aspirazioni e le difficoltà che incontra. Attraverso numeri e interviste abbiamo messo in luce le storie di questi amministratori under 40 e la buona notizia è che molti di loro vengono dall’associazionismo. Questo ci conforta e ci spinge a investire ancora di più nella formazione delle classi dirigenti del Paese. Con l’obiettivo di orientare l’educazione di tale nuova classe dirigente alla fedeltà alla Costituzione, alla Democrazia e alla ricerca del Bene comune; a sapere volgere lo sguardo al di là di ogni contingente ed egoistico interesse singolare o di parte, ma anche a riconoscere ed esercitare una capacità visionaria”.
Vittorio Mete, docente all’Università di Firenze, che ha stilato le conclusioni della ricerca, ha commentato: “Questa ricerca si occupa di politica locale: non è la politica dei leader, dei social, di quello che fa notizia, ma è una politica vicina al cittadino. I sindaci giovani sono pochi e confinati nei piccoli comuni. È una generazione che è alla prese con l’incertezza: il mestiere della politica è un mestiere precario per definizione. Più alta è la carica e più l’aspirante candidato deve essere dotato di competenze e risorse relazionali”.
Ha raccontato la sua esperienza nell’amministrazione locale Francesca Brogi, sindaca al secondo mandato di Ponsacco: “Sono stata eletta a 26 anni. Vivo questa esperienza come un servizio prestato alla comunità temporaneamente, sono una sindaca che ha studiato per diventare insegnante. Non nego che ho incontrato diverse difficoltà, prime fra tutte la carenza di personale e di risorse. Oggi a distanza di 10 anni, rifarei questa scelta. Purtroppo la questione generazionale e la presenza in Italia di giovani che fanno politica non è approfondita dalle istituzioni. Il dato più allarmante è che le sindache in Italia sono solo l’1.5% del totale. Questo dimostra che sulle donne grava ancora il peso della cura della famiglia. La mia speranza è che il Parlamento possa impegnarsi per consentire alle donne di fare politica”.
Andrea Orlandi, sindaco di Rho, ha raccontato: “Anche io come Brogi sono diventato consigliere comunale a 21 anni. Noi sindaci siamo l’ultimo anello della catena istituzionale, ma siamo orgogliosi di portare sulle nostre spalle lo stemma del nostro comune e il tricolore. Non mi ritrovo nella parola carriera, ma in quella di vocazione. Occorre recuperare la nostra missione: la politica deve essere vissuta come vocazione al servizio della comunità. Per fare questo bisogna investire sulle competenze, conoscere la propria comunità e avere tanta passione”.
Fonte: www.acli.it