Il Parlamento ieri ha approvato il Patto Ue sull’asilo e la migrazione, che riscrive, di fatto, le leggi Ue sulle migrazioni.
Le Acli ritengono che il Patto costituisca un compromesso al ribasso sui diritti e sui valori della solidarietà e dell’accoglienza e che tradisca così le radici solidali costitutive della comune storia Europa.
“Ci saremmo aspettati scelte più coraggiose e adeguate a fornire risposte concrete e condivise sul fenomeno irreversibile delle migrazioni, al quale, ancora una volta, si offrono soluzioni emergenziali e non strutturali” ha dichiarato il Presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia. “Le migrazioni sono viste ancora una volta in un’ottica meramente patologica, anziché fisiologica.
Il Patto rappresenta un’occasione persa per rivedere le regole di Dublino, favorire la protezione internazionale in Europa di persone in fuga da conflitti e guerre, dagli irreversibili cambiamenti climatici, dallo sfruttamento e dalla povertà, attraverso un impegno condiviso e solidale di tutti i Paesi membri dell’Unione europea, provando così a fare del Mediterraneo o dei Balcani luoghi di speranza e vita ma non di morte”.
Il documento approvato dal Parlamento Europeo ci restituisce invece “un’Europa chiusa e arroccata che, in modo miope e tutt’altro che lungimirante, dimentica di aver urgenza di un fabbisogno di manodopera di circa 2,5 milioni di lavoratori (non meno di 50 milioni di persone da qui al 2050), circostanza che dovrebbe suscitare l’interesse comune a gestire flussi regolari. Si persevera piuttosto, pur conoscendone bene i risultati, sulle richieste d’asilo, le cui procedure, con il nuovo patto, diventano più veloci, ma anche più sommarie e discutibili, basate sul paese di provenienza più che sulla situazione della singola persona, con palese violazione di alcuni diritti umani fondamentali”.
Secondo Manfredonia occorre “aprire canali regolari di ingresso per quelli che chiamiamo migranti economici che, per via della attuale normativa, non smetteranno di arrivare dal Mediterraneo e dai Balcani attraverso canali e rotte irregolari”.
Fonte: www.acli.it