Il 1° agosto 1975 veniva firmato l’Atto finale della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa svoltasi ad Helsinki, cui parteciparono tutti i Paesi europei più gli Stati Uniti ed il Canada: Stati democratici si confrontarono con le dittature comuniste orientali e con la residua dittatura reazionaria spagnola, producendo un documento che rimane una tappa importante nella storia europea.
Quel documento sanciva alcuni principi fondamentali di convivenza fra le Nazioni e all’interno di esse, fra cui il rifiuto del ricorso alla minaccia o all’uso della forza, l’inviolabilità delle frontiere, l’integrità territoriale degli Stati, la risoluzione pacifica delle controversie, il non intervento negli affari interni, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo.
Come disse Aldo Moro, che all’epoca era insieme Presidente del Consiglio italiano e Presidente di turno della Comunità europea, e che ai lavori di Helsinki dedicò particolare attenzione nella sua lunga fase preparatoria: “Abbiamo cercato di riconoscere, ma non di cristallizzare la realtà. Abbiamo cercato di inserire la nostra opera in un contesto dinamico, affinché siano lasciate aperte le vie per una evoluzione pacifica, in conformità della libera volontà dei popoli, dei rapporti tra i nostri Stati. “
Per questi motivi il testo di Helsinki, non a caso richiamato qualche giorno fa a distanza di poche ore da Leone XIV e dal Presidente Mattarella, rimane un punto di riferimento necessario, poiché i principi che afferma sono universali e soprattutto perché ci ricorda che le ragioni della diplomazia e del dialogo possono forse cristallizzare una situazione momentanea non completamente soddisfacente, ma non chiudono la porta a possibili evoluzioni pacifiche, come la storia europea ha dimostrato.
Proprio per questo come ACLI ribadiamo la richiesta già più volte avanzata di una nuova Helsinki, di un nuovo progetto per la pace e la sicurezza in Europa, allargato anche al bacino mediterraneo, che sostituisca in via generale la logica della contrapposizione bellica con quella del dialogo e della negoziazione permanenti.
Chiediamo che il nostro Governo e l’Unione europea nel suo complesso si facciano promotori di questa imprescindibile esigenza, in modo da ricollocare l’Italia e l’Europa al centro del dibattito politico nel loro naturale ruolo di promotrici di pace, di giustizia e di collaborazione fra i popoli.
Fonte: www.acli.it