Vitamina D e movimento per combattere l’osteoporosi

L’osteoporosi riduce la massa ossea e la resistenza delle ossa in maniera asintomatica. In Italia, si ritiene che oggi soffrano di questa patologia circa 5 milioni persone, di cui 4 milioni di donne. Si tratta di un problema di salute che ha anche un importante costo economico: nel 2017 la spesa annuale legata alle fratture causate da osteoporosi è stata di circa 10 miliardi di euro. E le previsioni sono che nel 2030 la spesa lieviterà a oltre 12 miliardi, come conseguenza dell’aumento di persone anziane.

I fattori di rischio per l’osteoporosi e le fratture correlate sono diversi: c’entrano l’età, la menopausa, alcune terapie (ad esempio, a base di cortisone), malattie gastrointestinali, l’eccessiva magrezza o l’obesità, le malattie reumatiche.

La prevenzione è essenziale per ridurre l’incidenza dell’osteoporosi, soprattutto per le donne, con l’obiettivo di impedire la perdita di massa ossea nei periodi precedenti l’arrivo della premenopausa e della menopausa. L’esercizio fisico può ridurre il rischio di cadute e di fratture di circa il 30-40% (mentre la sedentarietà, nelle persone anziane, è un fattore di rischio per morbilità e mortalità).
E poi attraverso l’alimentazione, con l’assunzione di calcio – molto presente anche nell’acqua di rubinetto – e proteine.
Ma per assorbire il calcio e altri minerali occorre la la vitamina D che normalmente è prodotta in gran parte dall’esposizione al sole e in quota minore deriva da alcuni cibi, soprattutto di origine animale.