XII Domenica del Tempo Ordinario

In mezzo alla tempesta il Signore dorme. È stanco, sfinito, esausto. I suoi discepoli sono esperti pescatori, vecchi lupi di mare. Il maestro è in buone mani e si addormenta. C’è pure un cuscino a coccolare il suo sonno. Mi commuove questa immagine così umana e quotidiana del maestro Gesù che si addormenta dopo una giornata intensa di cammino e predicazione. Neppure la tempesta lo sveglia. In mezzo alle onde e il vento, Gesù dorme come un bimbo in braccio a sua madre.

Ma i discepoli iniziano a preoccuparsi, sembra che la loro esperienza non sia sufficiente a domare le onde del lago. Hanno paura, si sentono abbandonati e prendono la decisione di svegliare il maestro.

Quante volte, anche noi, ci siamo sentiti come i discepoli: abbandonati e soli in mezzo alle tempeste della vita. Il Signore dorme, si è dimenticato di noi, ha cose piú importanti per la testa…

La duplice domanda del maestro è pungente: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Paura e mancanza di fede si relazionano profondamente. La fede non è solo credere in alcune verità o credere che Dio esista. La fede, quella autentica, è credere che Dio esiste e mi ama, che mi posso affidare a lui, che non mi prende in giro e non mi abbandona. La fede, quella vera, non è solo questione intellettuale, ma è un movimento di tutto il nostro essere verso Dio. È abbandono, fiducia e speranza.

Il Signore è con noi e non ci abbandona. Anche se la nostra barca è mezza sgarrupata, lui rimane con noi. Ci ha scelto. Siamo suoi.

Invece di svegliare il Signore, dovremmo preoccuparci di svegliare la nostra fiducia appisolata e imparare da Lui facendo nostre le parole del salmo: “Io resto quieto e sereno: come un bimbo in braccio a sua madre” (Salmo 131,2).

Un abbraccio
Don Roberto Seregni