XVIII Domenica del Tempo Ordinario

La Parola di Dio, attraverso l’autore della lettera agli Efesini, ci mette in guardia dal pericolo di assumere uno stile di vita pagano, trascurando il fatto che un giorno ci rivestimmo di Cristo, avendo già celebrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima, eucaristia. Ogni domenica, celebrando il giorno del Signore, con la Messa o con la celebrazione della Parola, ciascuno di noi vorrebbe rivestirsi di Cristo, morto per la salvezza di tutti, e esprimere la propria gratitudine perché il Cristo risuscitato ha già impresso con il «sigillo» dello Spirito Santo un segno indelebile su ogni essere umano, così come Dio Padre ha fatto con lui: «Il Figlio dell’uomo è colui che il Padre ha segnato con il suo sigillo» (Gv 6,:27).
Qual è la qualità della nostra fede in Cristo?

Abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Questa è l’opera di Dio Padre: che crediate in colui che egli ha mandato!» (Gv 6,29). La nostra esperienza di fede in Gesù Cristo non è possibile contando unicamente sulla nostra libertà di accogliere, conoscere e decidere. Da dove viene la forza interiore per poter credere e fare l’esperienza trasformativa che Gesù Cristo è veramente il «Pane di Dio, che è disceso dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6,33)? Da dove viene la consapevolezza che Dio Padre ci abbraccia e ci salva con la sua misericordia e fedeltà mediante la forza liberatrice dell’evento della morte e risurrezione del suo Figlio, l’Amato, e con il «sigillo» dello Spirito Santo, effuso liberamente in ciascuno di noi (cfr. Rm 5,5)?

La forza ci viene mediante il dono dello Spirito Santo, perché «nessuno potrà dire: “Gesù è il Signore”, se non sotto l’influsso dello Spirito Santo» (1Cor 12,3b). Senza invocare costantemente la presenza e l’azione dello Spirito Santo, ciascuno di noi corre il rischio di regredire nella propria esperienza di fede in Cristo, fino a ritornare a stili di vita tipicamente pagani.

Quanti cristiani, già battezzati, cresimati, che hanno già fatto la comunione con il santissimo corpo e sangue di Cristo, si lasciano sedurre dall’idolatria del denaro, dall’idolatria dell’esaltazione dell’“io”, dalla fiducia assoluta nella tecnica e nella conoscenza scientifica, «corrompondosi sotto l’effetto di queste passioni ingannevoli» (Ef 4,22)! Per loro Gesù Cristo non è più «Pane di Dio, che è disceso dal cielo e dà la vita al mondo».

Per loro, ciò che dà vita al mondo è il conto in banca, è il potere della scienza applicata alla tecnologia che produce sviluppo e benessere; è la fama e il successo ricercati sui social, è l’illusione della libertà assoluta, di decidere da soli cosa è bene e cosa è male.

Per questi cristiani, la fede in Gesù Cristo è regredita al livello di soddisfazione immediata del problema della fame, come avvenne con quella folla che si saziò mangiando i pani e i pesci: «In verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato il pane e siete stati saziati» (Gv 6,26). Cioè: scoprono che anche Gesù esiste solo quando sorge un bisogno materiale; oppure arriva una malattia; oppure la persona diventa dipendente dal fumo, dalle droghe, dalle bevande alcoliche e non sa più dove sbattere la testa; oppure la depressione psicologica arriva come conseguenza di una vita al servizio esclusivo degli istinti, dei sentimenti e dei pensieri egoistici, portandoli all’esperienza «vani pensieri» (cfr Ef 4,17).
Riscoprire Gesù Pane della vita nel dono della sua Parola

La Parola di Dio, attraverso l’autore della Lettera agli Efesini, ci esorta oggi a riscoprire la «verità che è in Gesù» (Ef 4,21).

Gesù Cristo risuscitato si offre oggi a noi come «Pane della vita» nel dono della sua Parola, che è la verità definitiva della rivelazione del progetto di salvezza di Dio Padre per l’intera umanità, chiamato “Regno di Dio”.

Di fronte alla tentazione di ritornare a stili di vita pagani, c’è una scelta da fare: «Procuratevi non il cibo che va perduto, ma il cibo che dura fino alla vita eterna» (Gv 6,27). Questo cibo è Gesù Cristo «Verità», è il dono della Parola di Dio che siamo chiamati a mangiare quotidianamente così come l’antico popolo di Dio mangiava ogni giorno la porzione sufficiente e necessaria della manna nel deserto.

Solo l’incontro orante e quotidiano con la Parola di Dio ci mantiene vigilanti, rafforza il nostro atteggiamento di sentinelle, affinché possiamo davvero continuare a vivere con coerenza la nostra vocazione e missione cristiana nel contesto sociale e culturale del nostro mondo occidentale, sempre più secolarizzato, materialista, edonista e centrato sull’illusione del benessere economico determinato dal potere del denaro.
Possiamo allora pregare dicendo:

«Signore Gesù, sazia la nostra fame e la nostra sete con le Parole di vita eterna, che solo tu ci offri, dandoci la possibilità di mangiare il pane incorruttibile della tua Parola, ovvero i frutti sempre disponibili e abbondanti dell’albero della vita dei comandamenti divini! La nostra passione per l’incontro orante con la tua Parola ci aiuti a lasciare agire dentro di noi il tuo Santo Spirito, con il quale siamo già stati marcati, affinché ogni giorno possiamo rinnovare il nostro spirito e la nostra mentalità e fare della nostra vita di relazione una luminosa testimonianza di vera giustizia e santità, che esalta la nostra dignità di essere creati a immagine di Dio Padre, uno come Te, nello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen»

Diac. Vito Calella