Una cosa che sempre mi sorprende è la pazienza di Gesù. Marco, forse piú di tutti gli evangelisti, sottolinea con forza la radicale incomprensione che regna tra il maestro e i discepoli, una incomprensione che si fa sempre piú forte mentre Gesù si avvicina alla Croce. Il maestro prepara i suoi discepoli annunciando la sua morte e la sua resurrezione, ma sembra che i dodici siano totalmente impermeabili alle sue parole. Gesù annuncia la sua morte, ma loro – che non capiscono e non si sbilanciano nel fare domande – si trastullano tra sogni di gloria chiedendosi chi di loro sia il piú importante. Non hanno capito nulla, sono su altro pianeta. Ma Gesù, il maestro paziente, si siede con loro e prende tra le sue mani i loro cuori di pietra e svela la “logica illogica” del Regno del Padre suo: scegliere l’ultimo posto, con la certezza che sia il primo. Ci penso spesso: l’ultimo posto è il suo, è quello che Gesù ha scelto. Non è l’ultimo posto di chi arriva tardi o si qualifica con un punteggio scandente. Gesù ha scelto l’ultimo posto! Lui si è messo dalla parte dei piú poveri, gli ultimi, i dimenticati e gli abbandonati. Lui si è messo in fondo alla fila, servo di tutti, amico degli ultimi. Il discepolo sceglie l’ultimo posto perché sa che quello è il posto del suo Signore.
In questi anni di missione nella periferia nord della megalopoli di Lima ho sperimentato sulla mia pelle che Gesù è presente negli ultimi, nei poveri, negli emarginati. Sto imparando a mettere da parte tante belle teorie e a svuotarmi delle mie presunzioni per ascoltare con un cuore libero da pregiudizi. Ascoltare davvero. Ascoltare senza pensare a cosa dire, a cosa rispondere, a cosa aggiungere. Ascoltare per riconoscere la presenza di Gesù proprio lì dove mai mi sarei immaginato di incontrarlo. Ascoltare ed imparare a mettermi in ginocchio davanti ai poveri cosí come mi metto in ginocchio davanti all’Eucarestia. Riconosce Gesù presente tra coloro che spesso consideriamo gli ultimi, ma che per lui sono i primi, i suoi preferiti. I primi che devo cercare, amare e servire.
Un abbraccio
don Roberto Seregni