Autonomia differenziata, Acli: una riforma che rischia di aumentare le diseguaglianze tra cittadini

“L’approvazione del Disegno di Legge sull’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario e le sue ricadute pratiche sulle vite degli italiani non possono rimanere chiuse nelle aule del Parlamento. L’importanza del tema esige che il dibattito raggiunga ogni cittadino”. Ieri a Roma, Antonio Russo, vicepresidente nazionale delle Acli, nella sede nazionale delle Acli, ha aperto il dibattito su “Autonomia differenziata: per quale idea di Paese”, un incontro pubblico tra esperti di diritto ed economisti per discutere sul possibile scenario che si delineerà con il ddl presentato da Roberto Calderoli.

“Questa riforma potrebbe consegnarci un’Italia con 21 regioni a statuto speciale. Ci domandiamo se le differenze condizioni sociali ed economiche tra Nord e Sud, permettano davvero uno strappo così forte”, ha continuato Russo. “Siamo certi che fare parti diseguali tra diseguali non produca la fine dello Stato unitario? Sull’idea di questo stesso Stato unitario su cui poggia la Costituzione, sono nate le Acli nel 1945. Sentiamo la responsabilità di aiutare la gente a capire cosa sta succedendo. Vorremmo mantenere vivo un impegno di pedagogia sociale di cui la nostra democrazia ha bisogno”.

Laura Ronchetti, professoressa di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi del Molise, ha spiegato le possibili ripercussioni del nuovo ddl: “Gli obiettivi del principio di uguaglianza sostanziale sono il collante che consente alla Repubblica di essere una e indivisibile e di rendere permanente il processo di integrazione nazionale tramite la lotta alle diseguaglianze. Quello che sta succedendo da alcuni anni è il travisamento dell’idea costituzionale di autonomia che viene confusa con l’idea di indipendenza. Con la nuova riforma le regioni smetterebbero di avere la competenza concorrente con lo Stato. Quest’ultimo rimarrebbe competente solo su 14 materie, rispetto alle 23 di competenza esclusiva delle regioni, tra cui c’è anche l’istruzione”.

Al dibattito è intervenuto Gianfranco Viesti, professore ordinario di Economia Applicata all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, che ha evidenziato le criticità del modello di autonomia differenziata: “Questa è una iniziativa politica che non guarda al futuro e arriva dal passato. L’autonomia per funzionare bene ha bisogno di tre condizioni: saper individuare le responsabilità tra i livelli di governo, avere risorse sufficienti e avere degli indicatori di monitoraggio che permettano di verificare i risultati. Queste tre condizioni in Italia non ci sono. Le regioni chiederanno tutte le competenze perché rappresentano un potere straordinario nelle mani del presidente della regione. È importante che questa discussione, che non si sta facendo in sede propria, si faccia sul territorio, sulle gambe del sindacato, di Confindustria, delle Acli e di altre associazioni per riscoprire una partecipazione civica basata sul senso di appartenenza a un destino comune”.

Ha concluso l’incontro Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale delle Acli: “Abbiamo voluto chiarire quali sono le questioni in gioco con l’autonomia differenziata. Le Acli hanno una idea di Paese in cui si cerca di costruire la dignità, ma questa dignità oggi facciamo fatica a vederla. Non siamo contrari all’autonomia, ma vogliamo continuare a discuterne insieme a tutti i cittadini per evitare che questo ddl scavi ancora più a fondo il solco delle diseguaglianze”.

Si può rivedere la diretta dell’evento sul canale Youtube delle Acli.

Fonte: www.acli.it