“L’Isis non si ferma fornendo armi ai curdi: lo può fare solo la Comunità internazionale, attraverso l’Onu, facendo luce e mettendo di fronte alle loro responsabilità quanti hanno finanziato ed armato questa orda di violenti dell’Isis, che ha tratto enorme giovamento dalla destabilizzazione della Libia e da quella in corso della Siria, e che si è radicata nell’Iraq disastrato in seguito alla lunga guerra di occupazione americana”. Lo afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, alla vigilia dell’informativa dei ministri degli Esteri e della Difesa alle relative commissioni parlamentari.
“Le Acli – prosegue Bottalico – rivolgono un appello a tutti i parlamentari delle commissioni Esteri e Difesa delle Camere ad esprimere un parere negativo sull’invio di armi italiane ai Curdi, e chiedono che una decisione così grave passi necessariamente da un voto delle assemblee parlamentari.
È un segno dei tempi – sottolinea il presidente delle Acli – che sia stato un pontefice, papa Francesco, durante l’incontro con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Corea, a denunciare il rischio, purtroppo molto concreto, che il mondo corre oggi riguardo al mantenimento della pace.
Una crisi economica che viene affrontata rafforzando le cause che l’hanno prodotta, anziché con una nuova politica economica che ridia centralità al lavoro, e la strategia occidentale che pare prevalere, che mira ad impedire con tutti i mezzi, anche quello militare, il passaggio dall’unilateralismo americano al multipolarismo nella gestione della politica mondiale, costituiscono un mix potenzialmente in grado di innescare un conflitto dalle proporzioni inimmaginabili.
L’incapacità dell’Europa di collocarsi autorevolmente ed autonomamente sulla scena internazionale, favorisce la strategia delle forze che, pur di salvaguardare i loro attuali smisurati vantaggi economici e di scongiurare una loro bancarotta, mirano a ricompattare l’Occidente contro il resto del mondo, in particolare contro i grandi Paesi emergenti che costituiscono il club dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) non escludendo più alcuna opzione, compresa la più infausta, quella di un conflitto generalizzato, il cui rischio cresce con il dilagare della strategia del caos che ormai accerchia l’Europa, dall’Ucraina, al Medio Oriente, al Nord Africa.
Le Acli – conclude Bottalico – si sentono impegnate a sensibilizzare le coscienze sulla gravità di questa fase storica, per fare in modo che in questo difficile presente “non si ripetano gli sbagli del passato, ma si tengano presenti le lezioni della storia, facendo sempre prevalere le ragioni della pace mediante un dialogo paziente e coraggioso”, secondo l’auspicio di papa Francesco formulato alla vigilia del centenario dello scoppio della Grande Guerra. Nonostante tutto, guardiamo con fiducia e speranza al futuro. Siamo artefici del nostro destino, ma in fasi come l’attuale risulta decisivo su quale versante della storia collocarsi sui temi del lavoro, della democrazia, della pace. Non assisteremo passivamente ad una strategia economica e geopolitica che rischia di far precipitare il mondo in un nuovo grande conflitto”.