Commento al Vangelo della Domenica XXI Tempo ordinario 21 Agosto

Due immagini potenti: una porta stretta e davanti ad essa una folla che si accalca e preme per entrare. Poi, con un cambio improvviso di prospettiva, la seconda immagine ci porta oltre quella soglia stretta, immersi in un’atmosfera di festa, in una calca multicolore e multietnica: verranno da oriente e da occidente, da nord e da sud e siederanno a mensa…

La porta è stretta, ma si apre su di una festa. Eppure quell’aggettivo ci inquieta. Noi pensiamo subito che “stretto” significhi sacrifici e fatiche. Ma il Vangelo non dice questo. La porta è stretta, vale a dire a misura di bambino e di povero: se non sarete come bambini non entrerete…

La porta è piccola, come i piccoli che sono casa di Dio: tutto ciò che avete fatto a uno di questi piccoli l’avete fatto a me… E se anche fosse minuscola come la cruna di un ago (com’è difficile per quanti possiedono ricchezze entrare nel Regno di Dio, è più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago) e se anche fossimo tutti come cammelli che tentano di passare goffamente, inutilmente, per quella cruna dell’ago, ecco la soluzione, racchiusa in una della parole più belle di Gesù, vera lieta notizia: tutto è possibile a Dio (Mc 10,27).

Lui è capace di far passare un cammello per la cruna di un ago, Dio ha la passione dell’impossibile, dieci cammelli passeranno per quel minuscolo foro. Perché nessuno si salva da sé, ma tutti possiamo essere salvati da Dio.

Non per i nostri meriti ma per la sua bontà, per la porta santa che è la sua misericordia. Lo dice il verbo “salvarsi” che nel vangelo è al passivo, un passivo divino, dove il soggetto è sempre Dio.
Quando la porta da aperta si fa’ chiusa, inizia la crisi dei “buoni”. Abbiamo mangiato alla tua presenza (allusione all’Eucaristia), hai insegnato nelle nostre piazze (conosciamo il Vangelo e il catechismo), perché non apri? Non so di dove siete, voi venite da un mondo che non è il mio.

Non basta mangiare Gesù, che è pane, occorre farsi pane per gli altri. Non basta essere credenti, dobbiamo essere credibili. E la misura è nella vita. «La fede vera si mostra non da come uno parla di Dio, ma da come parla e agisce nella vita, da lì capisco se uno ha soggiornato in Dio» (S. Weil).

La conclusione della piccola parabola è piena di sorprese: viene sfatata l’idea della porta stretta come porta per pochi, per i più bravi. Tutti possono passare per le porte sante di Dio.

Il sogno di Dio è far sorgere figli da ogni dove, per una offerta di felicità, per una vita in pienezza. È possibile per tutti vivere meglio, e Gesù ne possiede la chiave. Lui li raccoglie da tutti gli angoli del mondo, variopinti clandestini del regno, arrivati ultimi e per lui considerati primi.